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Foto di Boris Smokrovic su Unsplash

L’inquinamento atmosferico è una sfida complessa da affrontare, ma cosa succederebbe se potessimo contare su degli alleati piccoli ma efficienti per tenere sotto controllo la qualità dell’aria? Le api, questi piccoli insetti impollinatori, potrebbero essere la chiave per monitorare l’inquinamento nelle nostre città. Oltre al loro prezioso ruolo nell’ecosistema, le api assorbono sostanze nocive dall’ambiente circostante, trasportandole nei loro alveari. Questo apre la porta a un nuovo modo di comprendere e gestire l’inquinamento urbano attraverso il biomonitoraggio delle api.

Due recenti studi dimostrano come questi insetti possano agire come veri e propri “biomonitori” per rilevare metalli tossici e geni di resistenza antimicrobica, offrendo un motivo ulteriore per preservare e proteggere le api mellifere, il cui ruolo va ben oltre l’impollinazione e la produzione di miele.

 

L’incredibile potenziale delle api

Nel primo studio, i ricercatori hanno sfruttato le api mellifere per mappare gli impatti dell’industria metallurgica locale. Grazie a questo approccio, hanno scoperto che i livelli di metalli associati alla produzione (come nichel, cromo e cobalto) erano significativamente più alti nella città di Nouméa, in Nuova Caledonia, rispetto a zone più remote.

Il secondo studio si è concentrato sul ruolo delle api nell’aiutarci a comprendere la diffusione dei geni di resistenza antimicrobica (AMR). Sorprendentemente, è emerso che questi geni erano diffusi tra le api di Sydney, dove l’83% degli esemplari analizzati aveva ingerito uno o più di questi geni, precedentemente associati all’uso eccessivo di antibiotici. La fonte precisa di questa diffusione non è ancora chiara, ma potrebbe essere collegata all’inquinamento delle acque utilizzate dalle api, poiché i geni di resistenza antimicrobica possono entrare nell’ambiente attraverso le acque reflue.

 

Le api come “sentinelle” dell’inquinamento

Il confronto dei dati raccolti dalle api con campioni di terreno e polvere ha rivelato che gli insetti sono il marcatore più sensibile dell’inquinamento da metalli. Le api, grazie alle loro abitudini di raccolta e alle loro zone di alimentazione ben definite, possono offrire un’istantanea precisa dei livelli di contaminanti nell’ambiente circostante.

Questi piccoli insetti sono stati impiegati come “sentinelle” in numerosi contesti, tra cui il monitoraggio di parassiti e malattie negli aeroporti. Tuttavia, negli ultimi anni, il loro ruolo nel biomonitoraggio è cresciuto notevolmente, includendo la valutazione di metalli, pesticidi e persino sostanze chimiche perenni come i PFAS.

Un futuro più verde grazie alle api

L’uso delle api come biomonitori offre una prospettiva promettente per il monitoraggio dell’inquinamento nelle città. Poiché le città crescono e si complessificano con l’espansione dell’industria e dell’edilizia residenziale, diventa sempre più difficile tracciare la diffusione di vari inquinanti nell’ambiente urbano o stabilire livelli “sicuri” di esposizione per molte sostanze chimiche.

Misurare la contaminazione nel terreno o nella polvere è solo un punto di partenza; per ottenere una visione completa del problema, è necessario raccogliere dati da una gamma più ampia di fonti. Il biomonitoraggio delle api offre un approccio olistico per affrontare l’inquinamento urbano e fornisce dati più completi per sviluppare risposte rapide ed efficaci alle sfide ambientali delle città moderne.

Le api, questi piccoli guardiani dell’ambiente, potrebbero offrire una soluzione dolce ma potente per migliorare la qualità dell’aria nelle nostre città e proteggere il nostro mondo naturale.