
Immaginiamo un oggetto interstellare, ossia proveniente da un’altra stella o da un altro sistema solare, entri nell’atmosfera fino a cadere nell’Oceano Pacifico meridionale. E immaginiamo che poi non si tratti un semplice meteorite, ma di un possibile oggetto tecnologico alieno, creato da un’altra civiltà dello spazio. Bene questa è l’idea alquanto bizzarra di un astronomo, Avi Loeb.
Quest’ultimo propone proprio una spedizione nelle acque profonde dell’Oceano per recuperare i piccoli frammenti di meteora e analizzarli, per capire se non siamo soli nell’universo. A dispetto delle critiche che si è attirato grazie alle sue idee decisamente aperte riguardo la possibilità di trovare tracce di vita extraterrestre intelligente attorno a noi, il ricercatore israeliano naturalizzato americano non arretra e anzi rilancia.
Tecnologia aliena: possibili ritrovamenti nell’Oceano Pacifico
Aveva già espresso le sue idee, portando scompiglio nel mondo accademico sulla natura artificiale di Oumuamua, il visitatore spaziale con caratteristiche davvero insolite sia per un meteorite sia per una cometa, avvistato nel 2017 mentre attraversava il nostro sistema solare. Il primo oggetto interstellare mai individuato dalle nostre strumentazioni, si è detto più volte. Ma in realtà è stato per lo meno il secondo. Effettivamente l’oggetto caduto nell’oceano è stato dichiarato come un’oggetto interstellare, proprio come ha ipotizzato l’astronomo, in quanto è stata analizzata la sua velocità, che non lo fa appartenere al sole.
Quindi il rilevamento del meteorite, avvenuto l’8 gennaio 2014, è antecedente a Oumuamua di quasi quattro anni e dovrebbe essere riconosciuto come il primo oggetto interstellare mai scoperto. Ovviamente non tutti gli esperti erano d’accordo su questa teoria, ma il Comando Spaziale degli Stati Uniti ha ammesso che l’astronomo avesse ragione e ora tutto cambia. La scoperta di una meteora interstellare annuncia una nuova frontiera della ricerca, in cui la Terra funge da rete da pesca per enormi oggetti interstellari.
Una meteora o un oggetto tecnologico?
Come risultato dell’incontro con la Terra e dell’attrito con la sua atmosfera, un corpo interstellare si trasforma in una brillante palla di fuoco, rilevabile dai satelliti o dai sensori a terra anche per oggetti relativamente piccoli come CNEOS-2014-01-08, che aveva una dimensione di circa un metro e creava una sfera infuocata con una percentuale dell’energia della bomba di Hiroshima. Questo metodo di rilevamento alternativo consente ai telescopi esistenti di scoprire solo oggetti più grandi di un campo da calcio, all’interno dell’orbita della Terra attorno al Sole.
Insomma potremmo scoprire che intorno al nostro pianeta potrebbero esserci migliaia di questi oggetti interstellari, riconoscibili dalla velocità media. Tuttavia sapere che uno di essi ha attraversato la nostra atmosfera ed è finito in fondo al mare apre uno sviluppo molto interessante: lo potremmo rintracciare, recuperare e analizzare. Una volta portati i residui in un laboratorio, per la prima volta un team di scienziati potrebbe eseguire dei test su un corpo celeste proveniente da una stella lontana, esaminarne la composizione, comprenderne la natura. La missione di recupero non sarebbe semplice, visto che l’oceano è profondo circa due chilometri in quel punto e il luogo esatto dell’impatto non è noto, il raggio di ricerca è di 10 km, ma è fattibile.
Foto di Родион Журавлёв da Pixabay