delfini
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Una proteina presente negli occhi delle balene nasconde un possibile antenato che aveva la capacità di vedere nella completa oscurità. Un nuovo studio suggerisce che i sistemi visivi di balene e delfini moderni – noti come cetacei – derivano da un antenato comune con una potente visione subacquea.

Si ritiene che balene e ippopotami si siano evoluti da un mammifero terrestre circa 50 milioni di anni fa. Tuttavia, solo uno di queste specie riesce a tuffarsi in profondità nell’oceano. Quando e perché questa capacità si sia evoluta è ancora un mistero, ma le nuove scoperte indicano che la transizione è avvenuta poco dopo l’arrivo in mare.

In questione è una proteina nell’occhio dei mammiferi nota come rodopsina. Grazie ad essa, i ricercatori sono stati in grado di prevedere la sequenza genetica ancestrale che ha permesso per la prima volta le immersioni subacquee profonde.

La rodopsina assorbe fortemente la luce verde bluastra – come quella del mare – e quindi acquisisce una tonalità rossastra. È responsabile della visione monocromatica al buio. Rispetto ai mammiferi terrestri, questa proteina appare molto più sensibile ai bassi livelli di luce e risponde rapidamente ai cambiamenti della sua intensità.

Se una proteina così sensibile fosse esistita nel primo cetaceo acquatico, gli autori del nuovo studio ritengono che questa creatura avrebbe potuto cercare cibo a una profondità di 200 metri o più. Studi precedenti hanno suggerito che il primo cetaceo acquatico avesse un corpo simile a un delfino. Da parte sua, il nuovo studio è uno dei primi a indagare su come potrebbero aver lavorato gli occhi di questa creatura nella sua ricerca di cibo sott’acqua.

I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Proceedings of National Academy of Sciences.