cancro colon pesce in scatola
Foto di silvyn da Pixabay

Una nuova ricerca tutta italiana ha suggerito una bella notizia per quanto riguarda la lotta ai tumori. Mangiare pesce in scatola per almeno due volte a settimana riduce il rischio di contrarre il cancro al colon del 34%. Lo studio ha come obiettivo di capire quali pesci hanno questi vantaggi. I ricercatori hanno scoperto un’associazione inversa tra il consumo di pesce in scatola e il rischio di insorgenza di tumore al colon-retto, tenendo conto dei principali fattori di rischio noti per questo tumore, legati sia all’alimentazione che allo stile di vita.

I dati che hanno analizzato sono stati raccolti all’interno di due studi condotti tra gli anni ‘90 e il 2010 tramite un questionario che analizzava le frequenze di consumo settimanale di più di 60 alimenti. Tra questi, oltre al pesce fresco, hanno raccolto l’informazione specifica sul consumo di pesce in scatola sott’olio. La letteratura scientifica aveva già messo in evidenza il ruolo protettivo del pesce nei confronti di questo tipo di tumore e di altri del tratto gastrointestinale, ma nessuno aveva ancora analizzato l’effetto del consumo di pesce in scatola, separatamente da quello fresco.

 

Pesce in scatola, due porzioni a settimana riducono il rischio di cancro al colon

Il nuovo studio ha ipotizzato che i possibili benefici possano dipendere dagli effetti degli acidi grassi Omega 3 o da altri nutrienti del pesce stesso. Tuttavia in che modo questi Omega 3 possono agire da protezione al colon-retto? Diversi studi hanno dimostrato le proprietà antinfiammatorie degli Omega-3 e conseguentemente i possibili effetti anticancerogeni. Il loro ruolo nel contrastare la comparsa del tumore al colon-retto nell’uomo rimane ancora controverso. Alcuni tipi di pesce sono ricchi di selenio, un’altra sostanza che si è visto avere un ruolo protettivo nei confronti di alcuni tipi di tumori. Non possiamo comunque escludere nemmeno un effetto dell’olio d’oliva in cui il pesce è conservato.

Nella ricerca non è stato fatto un confronto tra il consumo di pesce in scatola e pesce fresco. Hanno infatti valutato l’effetto del pesce in scatola in chi lo consumava, rispetto a chi non lo mangiava, in un gruppo di pazienti affetti da tumore rispetto a un altro gruppo di pazienti non ammalati dello stesso tumore. Quando invece hanno analizzato se ci fosse la stessa relazione tra i diversi tipi di pesce rispetto al non mangiare pesce in assoluto, hanno osservato una riduzione maggiore di rischio in chi assumeva entrambi. Il processo di inscatolamento inoltre viene fatto in maniera da conservare il più possibile le caratteristiche nutrizionali dell’alimento fresco. Il pesce in scatola è di fatto un pesce minimamente processato, perché cotto a vapore, pulito, messo sott’olio e inscatolato senza conservanti.

Come accennato all’inizio, sono stati condotti due studi caso-controllo a partire dai primi anni ‘90 fino al 2010 in diverse aree italiane sparse tra Nord, Centro e Sud, che hanno coinvolto circa 2.400 casi di pazienti affetti da tumore al colon-retto e 4.700 controlli, ossia pazienti ricoverati negli stessi ospedali ma non affetti dallo stesso tumore. Queste persone sono state tutte intervistate di persona per conoscere le loro caratteristiche sociodemografiche, antropometriche, cliniche, il loro stile di vita, le loro abitudini al fumo e all’alcol, e le loro abitudini alimentari. Questo ha permesso di ottenere un risultato che tenesse conto di molti dei fattori di rischio noti per il tumore al colon-retto. L’obiettivo è ora quello di indagare se questo effetto si possa osservare anche in altri tumori del tratto gastrointestinale, come stomaco, esofago e cavità orale.

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