
Alcuni scienziati hanno sviluppato e convalidato un algoritmo che potrebbe aiutare gli operatori sanitari ad identificare chi tra i pazienti ospedalieri con Covid-19 è più a rischio di morte tanto da aver bisogno di cure critiche, indipendentemente dalla protezione immunitaria o dalla variante del virus. Lo strumento utilizza l’intelligenza artificiale e potrebbe aiutare i medici a indirizzare le risorse di terapia intensiva a chi a più bisogno. Ciò potrebbe risultare maggiormente utile per i Paesi con poche risorse.
La comparsa di nuove varianti di SARS-CoV-2, la diminuzione della protezione immunitaria e l’allentamento delle misure di mitigazione significa che è probabile che continueremo a vedere picchi di infezioni e ricoveri. Sono necessari strumenti di triage clinicamente validi e generalizzabili per assistere l’allocazione delle risorse ospedaliere per Covid-19, in particolare nei luoghi in cui le risorse sono scarse. Tuttavia questi strumenti devono essere in grado di far fronte allo scenario in continua evoluzione di una situazione globale pandemia e deve essere facile da implementare.
Covid-19, un sistema allerta potrebbe identificare chi è più a rischio e ha bisogno di cure
Per sviluppare questo strumento i ricercatori hanno utilizzato i dati biochimici dei prelievi di sangue di routine eseguiti su quasi 30.000 pazienti ricoverati in vari paesi del mondo da Marzo 2020 a febbraio 2022. Questo significa che sono stati in grado di acquisire dati da diverse persone con diversi stati immunitari e persone che hanno avuto diverse varianti di Covid-19. L’algoritmo, chiamato Covid-19 Disease Outcome Predictor, utilizza misurazioni di 12 molecole del sangue che vengono normalmente raccolte durante il ricovero. Ciò significa che lo strumento predittivo può essere facilmente integrato nell’assistenza clinica di qualsiasi ospedale.
Lo strumento è stato sviluppato in un processo a più fasi, inizialmente utilizzando i dati di pazienti in oltre 120 ospedali in Spagna per addestrare il sistema di intelligenza artificiale per prevedere i segni distintivi di una prognosi sfavorevole. Il passo successivo è quello di garantire che lo strumento funzioni indipendentemente dallo stato immunitario e dalla variante. Lo strumento ha funzionato bene nel predire il rischio di morte in ospedale durante la pandemia, suggerendo che le misurazioni su cui si basa l’algoritmo sono biomarcatori veramente significativi della probabilità che un paziente con Covid-19 si deteriori.
Un valido aiuto per il personale sanitario
Inoltre hanno scoperto che lo strumento è in grado di predire sia la sopravvivenza che la morte di un paziente ospedalizzato, con elevata precisione fino a nove giorni prima che uno dei due esiti si verifichi. I ricercatori quindi hanno creato due versioni di questo algoritmo in cui si ha uno scenario normale o sotto pressione. Nel primo caso i medici possono decidere di utilizzare una versione, overtriage, che è altamente sensibile nell’individuare i pazienti a rischio di morte. Il modello alternativo di undertriage riduce al minimo la possibilità di selezionare erroneamente le persone a minor rischio di morte, fornendo ai medici una maggiore certezza di indirizzare le cure a quelle a più alto rischio quando le risorse sono gravemente limitate.
Gli scienziati stanno ora lavorando a un doppio modello di follow-up su misura per l’attuale scenario pandemico di infezioni crescenti e protezione immunitaria cumulativa, che prevederà la necessità di ricovero entro 24 ore per i pazienti in cure primarie e di ricovero in terapia intensiva entro 48 ore per quelli già ricoverati in ospedale. Si spera di aiutare i sistemi sanitari a ripristinare i precedenti standard di cura di routine prima che la pandemia prendesse piede.
Foto di fernando zhiminaicela da Pixabay