Il pigmento blu egiziano a lungo dimenticato è stato utilizzato dal Raffaello in un famoso dipinto, secondo una nuova analisi chimica. Il nuovo studio pubblicato su Springer all’inizio di ottobre, rivela che gli scienziati che hanno studiato la composizione chimica del Trionfo galatiano di Raffaello, dipinto nel 1514 su un muro a Villa Farnesina a Roma, hanno trovato prove di blu egiziano – rame e silicato di calcio.
Il chimico Antonio Sgamellotti, che ha guidato la ricerca, ha indicato che il pigmento blu brillante è stato utilizzato nel cielo blu e nel mare che si vedono nel dipinto, ma anche in parti bianche degli occhi della rappresentazione di Raffaello della ninfa marina di Galateo. Gli antichi greci e romani avevano l’abitudine di aggiungere un tocco di blu egiziano alla vernice bianca in modo che gli occhi diventassero più traslucidi e più naturali. Secondo Giovanni Verri, scienziato dell’Art Institute di Chicago, “è interessante vedere questa tecnica usata da Raffaello“.
Verri ha studiato l’uso intensivo del pigmento da parte degli antichi egizi, che gli diedero anche il nome. Era il pigmento blu più popolare utilizzato per la pittura dagli antichi greci e romani, ma è diventato meno utilizzato nel corso degli anni e con lo sviluppo di nuove tecniche pittoriche. Tuttavia, la comprensione di come sintetizzarlo era considerata perduta tra il X e il XIX secolo. Quando fu “riscoperta” in vecchi dipinti dal britannico Humphrey Davy, che ancora una volta seppe come usarla.
Il primo pigmento sintetico
Il blu egiziano è spesso chiamato il “primo pigmento sintetico”. È stato creato riscaldando accuratamente sabbia (silicio), calcare frantumato (principalmente calcio) con una fonte di rame (solitamente trucioli di metallo) e una sostanza alcalina.
Sgamellotti ha detto che i ricercatori non sanno come Raffaello sia riuscito a usare il blu egiziano dopo che questa pratica è stata considerata persa per centinaia di anni. Tuttavia, ritengono che l’uso sia dovuto alla loro esperienza con una ricetta incompleta per il pigmento, spiegata nei libri dell’architetto e ingegnere romano Vitruvio. Raffaello ha scritto in una lettera ad un amico che ha ricevuto un “grande aiuto” da Vitruvio per poter dipingere la sua opera d’arte. In questo senso Sgamellotti ritiene che “questa possa essere la fonte dell’esperienza di Raffaello“.
Il pigmento blu egiziano è stato trovato anche in altri tre dipinti del Rinascimento italiano. Queste opere d’arte sono persino più antiche del dipinto eseguito da Raffaello, non si sa se anche i loro autori abbiano trovato lo stesso metodo per realizzarle.