Un’apocalisse nel mondo natale delle civiltà aliene può essere un’ottima arma per rilevare questi esseri che rimangono in assoluto silenzio: è l’ipotesi di Caleb Scharf, astrobiologo della Columbia University negli Stati Uniti.
Se l’Universo è così vasto e pieno di mondi oltre il Sistema Solare, perché non troviamo mai alcun segno di vita aliena? Questa è una domanda che da anni preoccupa la comunità scientifica, che non ha saputo rispondere al paradosso di Fermi. Questo paradosso, che dal 1950 si interroga sul luogo in cui possono trovarsi tutti gli esseri alieni, viene utilizzato per descrivere le enormi discrepanze tra le stime ottimistiche sulla probabilità di civiltà extraterrestri e la mancanza di prove la loro esistenza.
Una serie di domande senza risposta
Ci mancano gli strumenti? Comprensione? Gli extraterrestri sono ibernati? Si sono già estinti? Esistono innumerevoli teorie per spiegare il “silenzio” di esseri alieni che, fino ad ora, gli scienziati non sono stati in grado di rilevare.
Caleb Scharf, capo del Dipartimento di Astrobiologia della Columbia University negli Stati Uniti, presenta ora un’altra ipotesi: è possibile che le forme di vita oltre la Terra non siano ancora state identificate dagli scienziati perché le cose vanno relativamente bene nei loro ipotetici mondi.
Secondo l’esperto, se queste stesse civiltà intelligenti dovessero affrontare problemi, come un’Apocalisse, sarebbero più facilmente rilevabili, poiché eventi estremi li costringerebbero a inviare un qualche tipo di tecnologia o informazione al Cosmo.
In pratica, spiega Scharf in un articolo pubblicato su Scientific American, eventi di questa portata potrebbero far sì che le civiltà emettano segni più chiari e visibili della loro esistenza, facilitando così la loro individuazione.
“È possibile che specie sensibili e tecnologiche che affrontano cambiamenti e traumi abbiano maggiori probabilità di rivelare la loro presenza al resto della galassia“, scrive l’astrobiologo, esemplificando che i segni più visibili potrebbero essere tentativi di geoingegneria nel loro mondo d’origine, la “formazione terrestre” di un altro pianeta o anche un segnale di pericolo, se questi esseri sono sull’orlo dell’estinzione.
Ma Scharf non esclude che queste civiltà aliene – che, per ora, esistono solo da un punto di vista teorico – possano morire senza fare “alcun gemito“. Sempre nello stesso articolo, lo specialista dell’Università della Columbia scrive anche che, date le dimensioni dell’Universo, la ricerca di vita aliena è stata pressoché nulla – un rammarico trasversale a molti astrobiologi.
La ricerca continua.