Un bonsai di pino bianco venne donato all’Arboreto nazionale degli Stati Uniti di Whashington, nel 1976 dal maestro giapponese Maseru Yamaki. Si tratta di un bonsai che ha la bellezza di 392 anni, fu infatti piantato nel 1625 a Hiroshima.
Questo albero in miniatura fu tramandato dunque per generazioni dalla famiglia Yamaki, che si sono prese cura del piccolo alberello come un membro della famiglia. Questo fino a che non fu donato agli Stati Uniti come segno di pace. Per anni il bonsai rimase in america senza che nessuno fosse a conoscenza della sua vera storia.
Il bonsai che sopravvisse all’atomica di Hiroshima
Nel 2001 due nipoti di Maseru decisero di visitare il National Bonsai & Penjing Museum di Washington, dove il bonsai è ora esposto, per rendere omaggio alla memoria del nonno e vedere con i loro occhi il bonsai di cui tanto gli aveva parlato. Fu allora che Shigeru e Akira Yamaki raccontarono ad una guida del museo la loro storia e quella del piccolo albero.
Nell’agosto del 1945, quando il mondo cambiò per sempre e la Seconda Guerra Mondiale vedeva il suo tragico epilogo, il bonsai apparteneva alla famiglia Yamaki. Quel fatidico 6 agosto, in cui la bomba nucleare cadde sulla città di Hiroshima, il bonsai si trovava in casa Yamaki, con Masaru, sua moglie Ritsu e il loro giovane figlio Yasuo, a poco più di 3 Km dall’epicentro. La famiglia fu salvata dall’esplosione e protetta dalle radiazioni dal grande muro dell’abitazione e se la cavarono tutti solo con qualche graffio. Ma il bonsai si trovava all’esterno in un vivaio che allo stesso modo protesse i suoi ospiti vegetali con spesse mura. Fu così che il bonsai che ora ha quasi 400 anni sopravvisse all’esplosione della bomba atomica di Hiroshima.
Un simbolo di pace e di vita
Al racconto di questa storia la guida del museo ne informò subito il curatore, Warren Hill. L’uomo si rese dunque conto di avere tra le mani un vero e proprio tesoro, un bonsai tramandato per cinque generazioni dalla stessa famiglia e che era sopravvissuto ad un esplosione atomica. In un secondo viaggio, Shigeru portò al curatore le foto storiche dell’albero nel vivaio di Maseru insieme a quelle della troupe televisiva che immortalava la partenza dell’alberello centenario per gli Stati Uniti.
Questo albero dunque non è solo un segno di pace tra i due paesi, ma una vera rappresentazione della sconfitta della vita sulla morte. Un piccolo albero in miniatura sopravvissuto ad un’esplosione che causò oltre 60.175 morti immediati e più di 180 mila sfollati, e che nel corso del tempo, a causa delle radiazioni a portato il numero delle vittime a superare le 140 mila.