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Il confinamento istituito dal governo per contenere il nuovo coronavirus ha drasticamente ridotto i livelli di inquinamento a Roma. Le api sono state tra i principali beneficiari. Per tre anni, i Carabinieri hanno monitorato da vicino le circa 150.000 api che vivevano sul tetto di un edificio nella città di Roma.

L’epidemia di Covid-19 ha offerto un’opportunità unica per indagare e analizzare questi animali, a causa della drastica riduzione del traffico, dell’inquinamento e del rumore in città, cessati durante la notte del 9 marzo.

Secondo Rawstory, gli esperti volevano capire come le api avrebbero reagito a questa “scomparsa” umana, dal momento che questi insetti impollinatori rappresentano una “complessità biologica fondamentale per il nostro pianeta“, ha dichiarato il tenente colonnello Nicolò Giordano, che ha accompagnato il progetto.

La nostra esperienza e tutti i progetti di apicoltura urbana in tutto il mondo ci hanno insegnato che le api in città affrontano questa situazione meglio di quelle che vivono in campagna. Ci sono meno problemi con le sostanze chimiche che uccidono gli insetti e un’ampia varietà di fiori“, ha dichiarato il presidente della Federazione Italiana Apicoltura Raffaele Cirone. “Durante la quarantena, le api erano in ottima salute e hanno trovato una grande quantità di nettare e polline“.

 

I test parlano chiaro

I test effettuati sul miele hanno mostrato che la qualità è aumentata considerevolmente: in questo periodo di confinamento, le api hanno trovato 150 diversi fiori nella regione, rispetto alle 100 varietà osservate prima dell’isolamento sociale.

Lo scopo di questa ricerca non è la produzione di miele. Tuttavia, queste api cittadine possono produrre circa trenta chilogrammi all’anno.