andatura

Un gruppo di ricercatori, guidato da Christina M. Dieli-Conwright, ha condotto degli studi analizzando il nostro modo di camminare, la pressione sanguigna e l’indice di massa corporea.

A quanto pare, sembra che analizzando queste caratteristiche e le loro relazioni, è possibile predire la nostra mortalità, la nostra capacità di recupero dalle malattie e l’invecchiamento del nostro corpo. Quindi la velocità con cui camminiamo potrebbe predire la nostra morte.

 

La velocità con cui camminiamo potrebbe migliorare o peggiorare la nostra salute

“Un profeta della nostra mortalità è la velocità della nostra andatura” queste le parole della Dieli-Conwright. Secondo lei infatti il nostro passo può migliorare lo stato di salute. Secondo gli esperti infatti la nostra andatura aiuta a determinare l’età biologica, che non deve per forza corrispondere a quella anagrafica. Infatti il nostro corpo potrebbe essere più o meno giovane dell’età che è scritta sulla nostra carta di identità.

I ricercatori hanno analizzato l’andatura di alcuni volontari e dopo aver raccolto e analizzato i dati hanno tratto le loro conclusioni. Secondo lo studio chi cammina con un andatura più veloce rallenta l’invecchiamento del corpo rispetto a chi invece preferisce camminare più lentamente. L’andatura lenta infatti potrebbe indicare una condizione di salute non molto buona, di cui magari non siamo a conoscenza. Questo non vuol dire che se adesso iniziamo a caminare velocemente potremo ringiovanire. Sicuramente però mantenere una maggiore attività fisica può aiutare.

Anche se questo metodo non può essere usato come metodo di diagnosi o come indicatore di una malattia, essere fisicamente più attivi non può che giovarci. Ad esempio un fisico più attivo può aiutare nella fase di recupero da una malattia. I ricercatori stanno infatti effettuando degli studi sulla relazione tra andatura e recupero, nelle pazienti sopravvissute al cancro al seno. “L’idea è che quando ci si ammala e ci si sottopone a trattamenti come quelli per il cancro, il paziente perda forza e capacità di muoversi”, e questo rende molto più difficile il precesso di guarigione.