
Il diabete di tipo 5 è stato recentemente riconosciuto dalla Federazione Internazionale del Diabete come una forma distinta della malattia, segnando un passo importante nella comprensione globale di questa complessa condizione. A differenza delle forme più note, come il tipo 1 o il tipo 2, il tipo 5 è direttamente collegato a un fattore spesso trascurato: la malnutrizione durante l’infanzia.
Le origini: il legame con la malnutrizione
Questa forma di diabete colpisce prevalentemente persone che, da bambini, non hanno ricevuto un’adeguata alimentazione. La mancanza di nutrienti essenziali nelle prime fasi della vita può compromettere lo sviluppo del pancreas, portando a una produzione insufficiente di insulina. La particolarità del tipo 5 è che non ha origine autoimmune, né è legato all’obesità, ma si manifesta comunque con iperglicemia cronica.
Studi su animali e osservazioni cliniche umane hanno confermato che diete povere di proteine durante gravidanza e infanzia possono causare un pancreas sottosviluppato. Questo comporta un numero ridotto di cellule beta, responsabili della produzione di insulina.
Una malattia che colpisce i più vulnerabili
Secondo le stime attuali, il diabete di tipo 5 potrebbe interessare tra i 20 e i 25 milioni di persone, soprattutto nei Paesi a basso reddito. Si tratta di individui spesso esclusi dai protocolli standard di diagnosi e cura, che non rientrano nei profili “tipici” delle altre forme di diabete.
Il riconoscimento ufficiale di questa condizione rappresenta una svolta sanitaria e sociale, poiché porta l’attenzione sull’importanza della nutrizione nei primi anni di vita e sulla necessità di sviluppare strategie di prevenzione adatte ai contesti più fragili.
Un nuovo orizzonte per la medicina globale
Identificare il diabete di tipo 5 significa aprire una nuova via nella lotta globale contro il diabete, con un focus non solo su genetica e stile di vita, ma anche su disuguaglianze socioeconomiche e diritti nutrizionali. È una sfida che richiede un approccio integrato: sanitario, educativo e politico.
In definitiva, questo nuovo riconoscimento invita la comunità internazionale a ripensare il concetto stesso di prevenzione, estendendolo anche alle condizioni di vita dei bambini nei contesti più svantaggiati del pianeta.