
Il digiuno è una pratica antica che, secondo molte ricerche, stimola processi benefici per l’organismo, come l’autofagia, il meccanismo attraverso il quale le cellule smaltiscono componenti danneggiati per rigenerarsi. Tuttavia, uno studio recente condotto dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) ha rivelato un effetto collaterale inaspettato associato a questa pratica, che potrebbe ridefinire il modo in cui viene utilizzata a scopi terapeutici. Precedenti ricerche hanno dimostrato che un modo in cui il digiuno esercita i suoi effetti benefici è aumentando le capacità rigenerative delle cellule staminali intestinali, che aiutano l’intestino a riprendersi da lesioni o infiammazioni.
Durante il digiuno, il corpo è costretto a utilizzare le proprie riserve energetiche, inducendo uno stato metabolico in cui si favorisce la riparazione cellulare. Questo processo, noto come autofagia, contribuisce ad eliminare le proteine mal ripiegate e i mitocondri danneggiati, favorendo la rigenerazione delle cellule e rallentando l’invecchiamento. Studi precedenti hanno mostrato che il digiuno può migliorare la salute metabolica, ridurre l’infiammazione e perfino prolungare la longevità nei modelli animali.
Digiuno e rigenerazione cellulare, benefici e il lato oscuro scoperto dal MIT
I ricercatori del MIT hanno scoperto che il digiuno prolungato non solo promuove la rigenerazione cellulare, ma potrebbe anche attivare percorsi metabolici che portano ad un aumento della debolezza delle cellule sane. Durante l’autofagia, infatti, alcune cellule tendinee a entrare in uno stato di “iper-rigenerazione” che, invece di essere benefico, potrebbe aumentare la suscettibilità ai danni ossidativi.
Lo stress ossidativo si verifica quando i radicali liberi, molecole instabili prodotte durante i processi metabolici, superano le capacità antiossidanti dell’organismo. Secondo lo studio, il digiuno prolungato potrebbe alterare l’equilibrio dei sistemi antiossidanti cellulari, portando a danni nelle cellule che si rigenerano rapidamente. Questo risultato è stato osservato soprattutto nei tessuti che dipendono da un turnover elevato, come la pelle e l’intestino.
Questa non implica che il digiuno sia dannoso in sé, ma evidenzia la necessità di un approccio scoperto più calibrato. Ad esempio, programmi di digiuno intermittente con pause regolari potrebbero mitigare gli effetti collaterali osservati. Inoltre, i ricercatori suggeriscono di combinare il digiuno con integratori antiossidanti per ridurre il rischio di stress ossidativo durante la rigenerazione cellulare.
Continua a essere una pratica promettente per la salute e la longevità
La ricerca apre nuove strade per la medicina personalizzata, suggerendo che non tutti gli individui rispondono al digiuno nello stesso modo. Fattori genetici, età e stato di salute generale influenzano il modo in cui il corpo reagisce alla restrizione calorica. Nei pazienti con condizioni mediche preesistenti, come il diabete o malattie infiammatorie croniche, un approccio generalizzato potrebbe comportare rischi non trascurabili.
Il team del MIT sta ora lavorando a strategie per ottimizzare i benefici del digiuno, minimizzandone gli effetti indesiderati. Tra queste, l’uso di molecole che imitano i benefici del digiuno senza richiedere una vera e propria restrizione calorica. Inoltre, gli studi futuri si concentreranno sul monitoraggio a lungo termine degli effetti del digiuno sui diversi tipi di tessuti. Il digiuno continua a essere una pratica promettente per la salute e la longevità, ma le scoperte del MIT sottolineano l’importanza di un approccio basato sull’evidenza. Comprendere meglio i meccanismi cellulari coinvolti consentirà di sfruttare al massimo i benefici rigenerativi del digiuno, riducendo al minimo i rischi per la salute.