La ricerca nel campo della biologia dell’invecchiamento e delle malattie neuro degenerative come l’Alzheimer ha recentemente fatto un passo avanti significativo con la scoperta del ruolo cruciale della “spinta mitocondriale“. Questo concetto si riferisce all’uso strategico della funzione mitocondriale per invertire l’aggregazione proteica, un fenomeno associato all’invecchiamento cellulare e alla patogenesi dell’Alzheimer. I mitocondri, spesso definiti come le “centrali energetiche” delle cellule, sono ora al centro di nuove strategie terapeutiche che mirano a ripristinare la salute cellulare e prevenire la neuro degenerazione.

Un nuovo studio sui vermi rivela un insieme fondamentale di proteine ​​insolubili legate sia all’invecchiamento che al morbo di Alzheimer. Queste proteine ​​si accumulano durante il normale invecchiamento e sono esacerbate dall’amiloide-beta, un segno distintivo dell’Alzheimer. Il potenziamento della salute mitocondriale con un composto naturale ha invertito gli effetti tossici dell’aggregazione delle proteine, evidenziando l’importanza dei mitocondri nella lotta alle malattie legate all’età.

 

Alzheimer e invecchiamento, un nuovo approccio contro l’aggressione proteica

I mitocondri giocano un ruolo essenziale nella produzione di energia attraverso la fosforilazione ossidativa, fornendo ATP, la principale moneta energetica della cellula. Oltre alla produzione di energia, i mitocondri sono coinvolti nella regolazione del metabolismo cellulare, della segnalazione redox, dell’apoptosi e dell’autofagia. Con l’invecchiamento, la funzione mitocondriale tende a declinare, contribuendo a un aumento dello stress ossidativo e a una diminuzione della capacità della cellula di mantenere l’omeostasi proteica.

L’aggregazione proteica è un processo in cui le proteine mal ripiegate si accumulano e formano aggregati insolubili. Questi aggregati sono stati implicati in diverse malattie neurodegenerative, tra cui l’Alzheimer, il Parkinson e la malattia di Huntington. Nell’Alzheimer, i principali aggregati proteici coinvolti sono le placche di beta-amiloide e i grovigli neurofibrillari di proteina tau. La presenza di questi aggregati interferisce con la normale funzione neuronale, portando alla morte cellulare e alla progressiva perdita delle funzioni cognitive.

La spinta mitocondriale si basa sull’idea che migliorare la funzione mitocondriale possa contrastare l’aggregazione proteica e i suoi effetti dannosi. Studi recenti hanno dimostrato che l’incremento dell’attività mitocondriale può ridurre l’accumulo di proteine mal ripiegate, migliorare la degradazione degli aggregati proteici e ripristinare la funzione cellulare. Questo approccio può essere ottenuto attraverso vari interventi, come l’uso di integratori nutrizionali, farmaci che stimolano la biogenesi mitocondriale o tecniche avanzate di terapia genica.

Uno dei meccanismi chiave attraverso cui la spinta mitocondriale esercita i suoi effetti benefici è la riduzione dello stress ossidativo. Migliorando la funzione mitocondriale, le cellule possono aumentare la produzione di antiossidanti endogeni e ridurre la produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS), che danneggiano le proteine e il DNA. Inoltre, l’aumento della biogenesi mitocondriale migliora la capacità della cellula di degradare e riciclare le proteine danneggiate attraverso l’autofagia, un processo fondamentale per la manutenzione della proteostasi.

Studi su modelli animali e cellulari hanno fornito prove convincenti del potenziale terapeutico della spinta mitocondriale. Per esempio, in modelli murini di Alzheimer, l’attivazione della biogenesi mitocondriale ha portato a una significativa riduzione dei livelli di beta-amiloide e a miglioramenti delle capacità cognitive. Anche nei modelli di invecchiamento, il potenziamento della funzione mitocondriale ha mostrato di ritardare l’insorgenza dei segni di senescenza e di migliorare la longevità.

 

La funzione mitocondriale una terapia promettente

Le terapie che mirano a potenziare la funzione mitocondriale stanno emergendo come promettenti interventi per l’Alzheimer e altre malattie neuro degenerative. Queste terapie possono includere l’uso di molecole come la nicotinamide adenina dinucleotide (NAD+), il coenzima Q10, e i mimetici del peptide SS-31, che hanno dimostrato di migliorare la funzione mitocondriale e ridurre l’aggregazione proteica. Inoltre, la modulazione dell’attività delle sirtuine, una classe di enzimi coinvolti nella regolazione del metabolismo energetico, rappresenta un’altra strategia promettente.

Nonostante i progressi significativi, la traduzione clinica delle terapie basate sulla spinta mitocondriale richiede ulteriori studi per determinare dosaggi ottimali, sicurezza a lungo termine e efficacia nei pazienti umani. Tuttavia, la comprensione crescente del ruolo cruciale dei mitocondri nell’omeostasi proteica e nella neurodegenerazione apre nuove strade per la ricerca e lo sviluppo di trattamenti innovativi. La spinta mitocondriale potrebbe rappresentare una svolta nella lotta contro l’invecchiamento e le malattie neuro degenerative, offrendo speranza per migliorare la qualità della vita e prolungare la salute cognitiva negli anziani.

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