Gli oceani del mondo sono pieni di relitti di navi di tutti i tipi, se si contano solo quelli delle due guerre mondiali si parla di oltre 8.500. Se certe volte questi vengono visti con una certa fascinazione, sono un pericolo per i vari ecosistemi. Da un lato possono diventare una nuova casa per le specie marine, dall’altra sono una bomba a orologeria in fatto di inquinamento a causa del materiale di cui sono fatte e del carico che avevano.
La maggior parte di questi relitti delle due guerre non sono solo pieni di carburante, si calcola 6 miliardi di galloni per la precisione, ma munizioni, metalli pesanti e tossici e ovviamente armi chimiche. Un concentrato di sostanze in grado di distruggere la vita per aree enormi intorno alle navi affondate.
Relitti: una bomba ad orologeria
Se per decenni gli scafi di questi relitti hanno resistito impedendone la dispersione, non vuol dire che questo rimarrà così per sempre. La corrosione si fa velocemente strada tra le mura d’acciaio. Un’emergenza ambientale non ignorabile, ma che al tempo stesso non è realmente risolvibile al giorno d’oggi. Una stima prevede una spesa di oltre 300 miliardi di dollari per risolvere, ma ci sono molti altri ostacoli oltre al costo.
Quando si parla di fondali marini e oceanici, non ci sono informazioni complete e affidabili tant’è che si parla di appena un 23% di relitti individuati con certezza. In sostanza, per cominciare a poter risolvere questa emergenza ambientale servirebbe riuscire a capire dove sono tutti i pezzi interessati. Poi si dovrebbe parlare comunque di come raggiungerli.