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La legge di Zipf, formulata dal linguista George Kingsley Zipf oltre 80 anni fa, descrive un principio che si applica a quasi tutte le lingue umane: la parola più frequente in un testo viene usata circa il doppio della seconda parola più frequente, tre volte della terza, e così via. Questo schema segue una distribuzione matematica nota come “legge di potenza” ed è espresso con la formula f(r)∝r−αf(r) \propto r^{-\alpha}, dove ff è la frequenza della parola, rr il suo rango e α\alpha un esponente.

Sorprendentemente, questa regolarità non si limita alle lingue conosciute: anche testi indecifrati, come il manoscritto Voynich, seguono questa regola, così come opere letterarie iconiche come L’origine delle specie di Darwin o Amleto di Shakespeare.

Ipotesi sulle cause

Nonostante la sua ubiquità, la legge di Zipf sfugge a una spiegazione definitiva. Tra le ipotesi avanzate:

  1. Efficienza cognitiva
    Zipf stesso attribuì il fenomeno a una ricerca di equilibrio tra chi parla e chi ascolta. I parlanti tenderebbero a usare frequentemente parole brevi e comuni per minimizzare lo sforzo, mentre gli ascoltatori si affiderebbero a parole meno comuni per disambiguare il significato.
  2. Effetto valanga
    Altri studiosi suggeriscono che il fenomeno sia legato a un meccanismo di diffusione sociale: le parole più utilizzate acquisiscono sempre più popolarità nel tempo, generando un circolo virtuoso che ne aumenta ulteriormente la frequenza.

Il mistero continua

Nonostante le teorie, la legge di Zipf non sembra essere influenzata da fattori come il significato o la funzione delle parole, lasciando aperti interrogativi sul perché questa regolarità emerga spontaneamente. Per i curiosi, è possibile testare la legge analizzando la frequenza delle parole in testi personali: i risultati potrebbero sorprendere e sfidare la percezione del libero arbitrio, mostrando quanto anche le scelte linguistiche siano soggette a schemi prevedibili.

Una finestra sull’universo linguistico

Che la legge di Zipf sia frutto dell’efficienza comunicativa, di dinamiche sociali o di qualche principio universale ancora ignoto, la sua presenza in quasi tutte le lingue umane e persino in testi non decifrati è una testimonianza della straordinaria complessità della comunicazione. Forse non sapremo mai esattamente perché questa regolarità esiste, ma il fascino della sua semplicità matematica continua a stimolare menti curiose in tutto il mondo.