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Nel campo della biologia dell’invecchiamento, una recente scoperta ha portato speranza per il futuro della salute umana. Ricercatori hanno identificato una singola molecola capace di invertire i segni dell’invecchiamento nei muscoli e nel cervello. Questa scoperta, sebbene ancora nelle prime fasi di studio, rappresenta un potenziale punto di svolta nella lotta contro l’invecchiamento e le malattie correlate. Finora la molecola antietà è stata testata solo su roditori e cellule umane in piastre di laboratorio. Ma i ricercatori affermano che i risultati sono abbastanza convincenti da spostare il composto verso la sperimentazione umana, potenzialmente entro pochi anni.

I ricercatori hanno cercato di aumentare la quantità di una proteina che normalmente diminuisce con l’età: la trascrittasi inversa della telomerasi (TERT).Quest’ultimo è un ingranaggio chiave in una macchina cellulare che estende la lunghezza dei telomeri, cappucci protettivi che impediscono lo sfilacciamento alle estremità dei cromosomi. L’accorciamento dei telomeri è stato collegato all’invecchiamento e alle malattie legate all’età, come il cancro. Questo accorciamento avviene in parte perché, con l’età, i tag chimici si accumulano sui nostri cromosomi, causando ciò che è noto come cambiamenti epigenetici.

 

Invecchiamento, una singola molecola potrebbe essere in grado di invertire questa condizione

Uno degli aspetti più impressionanti della ricerca è stato l’effetto di questa molecola sui muscoli. Studi condotti su modelli animali hanno dimostrato che l’aumento dei livelli di questa molecola può migliorare la forza e la resistenza muscolare. Gli animali trattati hanno mostrato una significativa riduzione della perdita di massa muscolare e un miglioramento della funzione mitocondriale, suggerendo che questa molecola potrebbe essere utilizzata per contrastare la sarcopenia, una condizione comune negli anziani caratterizzata dalla perdita di massa e forza muscolare.

Oltre ai muscoli, questa molecola ha mostrato effetti promettenti anche sul cervello. Gli studi hanno evidenziato che l’integrazione può migliorare la funzione cognitiva e ridurre i segni di neuro degenerazione. Nei modelli animali, i ricercatori hanno osservato una maggiore plasticità sinaptica e un miglioramento delle capacità mnemoniche. Questi risultati aprono la strada a potenziali trattamenti per malattie neuro degenerative come l’Alzheimer e il Parkinson.

Alla luce di questi risultati, nel nuovo studio i ricercatori volevano scoprire sostanze simili ai farmaci che potrebbero aumentare il TERT ai livelli osservati nelle cellule giovani e sane. Hanno sviluppato uno schermo utilizzando cellule di topo modificate per trasportare la versione umana del gene TERT. Hanno esaminato 653.000 composti in totale, arrivando a quello che sembrava il più potente, che hanno soprannominato composto attivante TERT. Attualmente, la maggior parte della ricerca è stata condotta su modelli animali, ma i risultati promettenti hanno spinto gli scienziati a iniziare studi clinici sugli esseri umani. Questi studi mirano a determinare la sicurezza e l’efficacia dell’integrazione di questa molecola negli esseri umani, con l’obiettivo di sviluppare trattamenti per una vasta gamma di condizioni legate all’invecchiamento.

 

Rivoluzionare anche la medicina preventiva

Nonostante l’entusiasmo, è importante considerare le implicazioni etiche e pratiche di questa scoperta. La possibilità di estendere significativamente la durata della vita e migliorare la qualità della vita negli anziani solleva questioni riguardanti l’accessibilità dei trattamenti, le disparità socioeconomiche e l’impatto su sistemi di previdenza sociale già sotto pressione. La scoperta potrebbe rivoluzionare anche la medicina preventiva. Piuttosto che trattare le malattie dopo che si sono manifestate, il ripristino dei livelli di questa molecola potrebbe prevenire l’insorgenza di molte condizioni legate all’invecchiamento. Questo cambiamento di paradigma potrebbe portare a una riduzione significativa dei costi sanitari e a un miglioramento della qualità della vita delle persone in tutto il mondo.

La ricerca è ancora agli inizi, ma i risultati finora sono estremamente promettenti. Se questi effetti si confermeranno negli esseri umani, potremmo essere di fronte a una delle scoperte più importanti nel campo della biologia dell’invecchiamento. La possibilità di invertire i segni dell’invecchiamento nei muscoli e nel cervello non solo potrebbe prolungare la vita, ma anche migliorare significativamente la qualità della vita nelle persone anziane, aprendo nuove frontiere nella medicina moderna.

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