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La sindrome dell’Avana, un enigma medico emerso tra i diplomatici statunitensi a Cuba nel 2016, ha continuato a suscitare interesse e preoccupazione a causa dei suoi sintomi inquietanti e delle origini oscure. Tuttavia, due recenti studi di imaging cerebrale pubblicati sul Journal of American Medical Association hanno aggiunto un nuovo elemento alla discussione, rilevando la mancanza di danni neurologici persistenti nei pazienti affetti da questa sindrome.

 

Lo studio

Il primo studio, coinvolgendo 81 individui con diagnosi di sindrome dell’Avana e 48 controlli, ha utilizzato la risonanza magnetica per esaminare la struttura e la funzione del cervello. Sorprendentemente, i ricercatori non hanno trovato differenze significative tra i due gruppi, contraddicendo risultati precedenti e mettendo in discussione ipotesi riguardanti danni cerebrali permanenti.

Il secondo studio, anch’esso pubblicato questa settimana, ha confermato questi risultati, confrontando le scansioni MRI di 86 individui con la sindrome dell’Avana con 30 controlli e non riscontrando differenze significative.

Sebbene la mancanza di danni neurologici persistenti sia un sollievo per i pazienti, i ricercatori suggeriscono che potrebbero essere presenti disturbi neurologici funzionali, come vertigini persistenti, che non si riflettono necessariamente nelle scansioni cerebrali.

Questi studi aprono ulteriori interrogativi sulla natura e l’eziologia della sindrome dell’Avana, suggerendo che potrebbe essere più complessa di quanto inizialmente ipotizzato. Nonostante questo, la ricerca continua per comprendere appieno questa condizione e fornire migliori trattamenti e supporto ai pazienti affetti.