genetica
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Un recente studio pubblicato su Communications Biology ha svelato che le sindromi dei cromosomi sessuali, condizioni genetiche caratterizzate da cromosomi extra o mancanti, erano presenti già 5.000 anni fa, segnando la prima documentazione conosciuta di tali casi nella storia umana.

Il team di ricerca, guidato da Kyriaki Anastasiadou del Francis Crick Institute di Londra, ha utilizzato avanzate tecniche di sequenziamento del DNA su resti antichi per identificare individui con variazioni cromosomiche. Tra essi, un bambino con sindrome di Down, datato circa 5.000 anni fa, con una copia extra del cromosoma 21.

In particolare, la sindrome di Turner, caratterizzata da una sola copia del cromosoma X nelle femmine, è stata identificata in una donna dell’età del ferro nel Somerset, Regno Unito, vissuta circa 2.500 anni fa. Questa scoperta apre una finestra senza precedenti sulle condizioni di vita e sull’interazione sociale di individui affetti da questa sindrome nel passato.

Ulteriori rivelazioni includono la scoperta di un maschio con sindrome di Jacobs (XYY) durante il periodo altomedievale, circa 1.100 anni fa. La sindrome di Jacobs è caratterizzata dalla presenza di un cromosoma Y extra e spesso si associa a statura superiore alla media.

Il team ha anche individuato tre maschi di epoche diverse con sindrome di Klinefelter (XXY), una condizione legata a una crescita più alta della media, fianchi più larghi e seni più sviluppati. Sorprendentemente, non vi sono prove di trattamenti distinti per questi individui, suggerendo una possibile integrazione senza discriminazioni nella società dell’epoca.

L’utilizzo di avanzate analisi genomiche ha permesso ai ricercatori di determinare con precisione le variazioni cromosomiche di questi individui, aprendo nuove prospettive sulla percezione e l’accettazione delle differenze genetiche nelle società antiche.

Kyriaki Anastasiadou ha sottolineato che, nonostante le differenze genetiche, non sembrava esserci alcuna evidenza di trattamenti discriminatori nei confronti di queste persone, evidenziando la possibilità che abbiano vissuto conformemente alle norme sociali del loro tempo.

L’utilizzo di campioni di DNA prelevati da denti, cranio, mascella e ossa dell’orecchio ha consentito ai ricercatori di analizzare in modo dettagliato i cromosomi sessuali X e Y, fornendo un quadro unico della variabilità genetica nelle società antiche. La ricerca si presenta come un significativo passo avanti nel comprendere come le condizioni genetiche siano state affrontate e integrate nel tessuto sociale del passato.