
Dal principio dell’anno scolastico, una nuova variante del Covid-19, denominata JN.1, sta attirando l’attenzione della comunità scientifica, generando preoccupazioni per la sua propensione a infettare specifiche cellule polmonari. Sebbene il Covid-19 sembrasse aver assunto le sembianze di una malattia stagionale, questa nuova variante ha portato nuovi elementi di incertezza nel panorama medico.
La variante JN.1, che costituisce già oltre la metà dei casi di Covid in Francia, ha generato la più grande epidemia post-Omicron, derivando dalla variante BA.2.86 identificata per la prima volta nel luglio 2023. Gli esperti evidenziano la sua capacità di infettare specifiche cellule polmonari, denominate CaLu-3, rivestite con la proteina TMPRSS2. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Cell, la JN.1 riesce ad infettare le cellule polmonari in modo più efficace rispetto alle varianti precedenti, inclusa la Delta, derivata dalla BA.2.86.
Sebbene, al momento, la gravità delle malattie causate dalla JN.1 sembri comparabile a quella delle altre varianti, gli esperti esortano alla prudenza. La capacità della variante di infettare specifiche cellule polmonari è una caratteristica comune nelle varianti più gravi di SARS-CoV-2.
Shan-Lu Liu, uno dei principali autori dello studio, dichiara che la domanda cruciale ora è se la JN.1, insieme ai suoi discendenti, avrà una maggiore tendenza a infettare le cellule epiteliali polmonari umane, aprendo la possibilità di sviluppare malattie più gravi. Liu sottolinea l’importanza di continuare la vaccinazione, poiché le combinazioni virali possono portare a nuove varianti con potenziale aumento dell’evasione immunitaria e della gravità della malattia. L’anticorpo naturale derivante da un’infezione precedente è noto per essere fino a 10 volte più debole rispetto a quelli indotti da un vaccino, sottolineando l’importanza di proteggersi dalle nuove varianti emergenti.