
Ti sei mai chiesto quanto spesso i tuoi pensieri si rivolgano ai tuoi personaggi preferiti di serie TV? Hai mai considerato questi personaggi come amici? Se queste domande ti sembrano insolite, preparati a scoprire quanto il nostro cervello possa rendere reali i legami con i personaggi immaginari, soprattutto per coloro che si sentono più soli.
Uno studio condotto dalla Columbia University e pubblicato sulla rivista Cerebral Cortex ha rivelato che le linee divisorie tra persone reali e immaginarie si sfumano nella corteccia prefrontale mediale (MPFC) del cervello. Quest’area mostra un’attività significativa quando pensiamo a noi stessi e agli altri. Incredibilmente, quando ci affezioniamo a un personaggio come Jon Snow, la nostra mente reagisce allo stesso modo in cui lo farebbe per un caro amico. Ecco perché proviamo empatia, affetto e persino dolore quando vediamo il nostro “amico immaginario” affrontare situazioni difficili.
Questo fenomeno è ancora più pronunciato quando ci separiamo fisicamente dalle persone reali. Le persone sole sembrano sperimentare questa sensazione in misura maggiore.
In uno studio approfondito, i ricercatori hanno sottoposto 19 fan de “Il Trono di Spade” a scansioni cerebrali mentre pensavano ai personaggi della serie e ai loro veri amici. Personaggi come Bronn, Catelyn Stark, Cersei Lannister, Davos Seaworth, Jaime Lannister, Jon Snow, Petyr Baelish, Sandor Clegane e Ygritte hanno scatenato reazioni simili a quelle dei loro amici reali nella corteccia prefrontale mediale del cervello.
I partecipanti sono stati inoltre invitati a riflettere su quale personaggio della serie si sentissero più vicini dopo la settima stagione nel 2017. Successivamente, attraverso una macchina fMRI, che misura indirettamente l’attività cerebrale, i ricercatori hanno osservato come il MPFC reagisse quando i partecipanti pensavano a sé stessi, ai loro amici o ai personaggi immaginari. I risultati hanno dimostrato che, per quanto riguarda il cervello, i nostri personaggi preferiti somigliano più ai nostri amici reali rispetto ad altre persone nello show o nella vita reale.
Ma c’è un aspetto intrigante nei risultati: le differenze tra coloro che si sentivano soli e coloro che si sentivano meno soli erano evidenti. Le persone meno solitarie mostravano un confine ben definito tra la rappresentazione di persone reali e personaggi di fantasia nel cervello. Al contrario, le persone più sole sembravano non avere limiti osservabili. Potevano pensare ai loro personaggi preferiti allo stesso modo in cui pensavano ai loro veri amici.
Perché accade tutto ciò? Gli esperti suggeriscono che le persone solitarie si rivolgono ai personaggi di fantasia per colmare il senso di appartenenza che potrebbe mancare loro nella vita reale. Questo bisogno di connessione può essere riscontrato direttamente nel cervello. Come afferma Dylan Wagner, professore di psicologia alla Ohio State University, “Quando abbiamo analizzato i modelli cerebrali nell’MPFC, le persone reali erano rappresentate in modo molto diverso da quelle immaginarie nei partecipanti non solitari. Ma tra le persone più sole, il confine comincia a sgretolarsi.”
In sintesi, questo studio ci ricorda che, indipendentemente dal nostro grado di solitudine o dai personaggi che amiamo, tutti noi sentiamo una connessione speciale con i personaggi che vediamo sullo schermo. I nostri amici immaginari sono, in effetti, più reali di chiunque altro, almeno per noi.