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Le notizie che scorrono davanti ai nostri occhi sono spesso come un abisso nel quale ci si ritrova a scrutare, cercando di comprendere la complessità umana che si nasconde dietro ogni racconto. L’ultima cronaca parla di un orrore senza nome e, nel tentativo di capire cosa può aver condotto a tali atti, ci si addentra nel terreno dell’educazione e dell’anima umana.

In quest’era in cui la violenza si è radicata in ogni angolo, come un’invasione insidiosa, ci si chiede cosa possa scatenare tali impulsi distruttivi. E forse, ciò che sta alla base di tutto, è l’indifferenza dell’anima. Un’indifferenza che cresce e si espande, alimentando mostri nei recessi dell’essere umano.

L’istruzione Montessori ha spesso rappresentato un faro di speranza per una formazione olistica, un’educazione che va oltre le norme e abbraccia i sentimenti profondi. Ma in questo contesto, una madre del branco coinvolto negli atti orrendi dimostra un’affermazione preoccupante. E ci viene in mente il famoso verso di Lucio Battisti, un richiamo alla limitatezza della comprensione: “Che ne sai tu di un campo di grano se non l’hai mai attraversato?

E proprio come un compositore che usa note per esprimere emozioni, Bach entra in gioco citando che il compito dei genitori è quello di permettere all’anima di entrare in contatto con il mondo, di evolversi. Ma l’evoluzione richiede attenzione, amore, dedizione. E qui sorge un’emergenza palpabile: la crisi educativa della famiglia.

L’educazione non può limitarsi a norme e regole, ma deve fiorire nel terreno degli affetti e dei sentimenti condivisi fin dall’infanzia. La scuola, soprattutto quella dell’infanzia, è il primo filtro che mette in contatto i giovani con la realtà. Ma oggi, il futuro che passa davanti agli occhi degli insegnanti e degli educatori spesso rivela una fragilità diffusa.

La violenza sembra diventare un linguaggio comune per superare il disagio, e sembra che manchi l’empatia, il legame profondo che dovrebbe costituire le fondamenta della crescita. La famiglia, originariamente l’agenzia educativa primaria, sembra affrontare una crisi nel trasmettere valori e tradizioni. C’è una carenza di modelli di vita autentici, e le risorse fruibili spesso hanno la meglio sui valori formativi.

Ma l’educazione non è solo responsabilità della scuola. Il suo scopo è insegnare valori, norme e rispetto reciproco. E questo è un compito che non può essere delegato interamente all’istituzione scolastica. I genitori dovrebbero comprendere che insegnare significa condividere affetto, educare ai valori, alle norme sociali, creando una base solida su cui costruire sane relazioni.

L’educazione è un legame tra il presente e il futuro, una via per comprendere, studiare, sviluppare il pensiero critico e affrontare la vita con forza e comprensione. E in mezzo a tutto questo, l’importanza di non dimenticare l’empatia, il legame umano che impedisce l’indifferenza e previene la nascita di mostri.