
Una nuova analisi delle immagini immortalate dal James Webb Space Telescope, ci da un’idea di quanto siano dettagliati i dati raccolti dal telescopio. Zoommando infatti nelle immagini che mostrano migliaia di galassie si arriva a raggiungerne solo una, dalle caratteristiche davvero sorprendenti.
Grazie al James Webb possiamo puntare lontano nello spazio ed indietro nel tempo
Si tratta infatti di un oggetto molto distante che ci da l’idea della potenza del telescopio della NASA, in grado di mostrare a livelli accurati galassie quasi preistoriche che, una volta studiate, potrebbero aiutarci a far luce sulla nascita e l’evoluzione dell’Universo stesso.
L’immagine è stata creata utilizzando i dati del sondaggio Cosmic Evolution Early Release Science (CEERS), che esamina vaste aree del cielo per cercare alcune delle prime galassie. Ciò significa che ha bisogno di immagini di grandi regioni dell’universo, ma anche di dati su ogni singola galassia presente nell’immagine, per cercare i grandi spostamenti verso il rosso che indicano una galassia molto lontana (e quindi molto vecchia).
Una galassia antica nata poco dopo il Big bang
Questo particolare scatto di una piccola porzione di universo, mostra una piccola parte di una regione chiamata Extended Groth Strip, che contiene oltre 100.000 galassie in totale. Ingrandendo l’incredibile immagine del James Webb, è possibile infine osservare una galassia formatasi ben 13,4 miliardi di anni fa. Si tratta della Galassia di Maisie, dal nome della figlia di uno dei ricercatori. Una galassia antica nata solo 390 milioni di anni dopo il Big Bang e prende il.

Come spiega Rebecca Larson del Rochester Institute of Technology, una delle autrici dello studio, “questa osservazione apre un intero periodo di tempo per noi da studiare. Prima non potevamo studiare galassie come quella di Maisie perché non riuscivamo a vederle. Ora, non solo siamo in grado di averli nelle nostre immagini, ma anche di scoprire di cosa sono fatti e se differiscono dalle galassie che vediamo da vicino”.
Le indagini del James Webb hanno infatti dimostrato che le prime galassie sono più grandi e più luminose del previsto, aprendo quindi nuovi dibattiti e nuove teorie sulla nascita e la formazione delle prime galassie del nostro universo.
Nuove domande a cui il James Webb potrebbe rispondere
Steven Finkelstein dell’Università del Texas ad Austin, uno degli autori dell’articolo, ha infatti affermato che “questa osservazione ha superato le nostre aspettative. Il semplice numero di galassie che stiamo trovando nell’universo primordiale è all’estremità superiore di tutte le previsioni”.
Come afferma dunque Finkelstein, questi dati ci hanno fornito le informazioni per porci nuove domande. Ora, abbiamo bisogno di più dati per ottenere delle risposte.