Chi non conosce Leonardo Da Vinci? Fu scienziato, inventore e artista, un talento considerato uno dei più grandi geni dell’umanità. Ora un nuovo studio ha scoperto che la comprensione della gravità di Leonardo da Vinci, sebbene non del tutto accurata, era secoli avanti rispetto ai suoi tempi. Analizzando uno dei suoi taccuini, gli scienziati hanno scoperto che Leonardo aveva maturato una comprensione quasi perfetta della gravità.
Dagli esperimenti effettuati si evince che egli avrebbe voluto dimostrare che la gravità è una forma di accelerazione. Tuttavia come può succedere questo? Disegnando triangoli rettangoli generati da particelle simili alla sabbia che fuoriescono da un barattolo, definendo l’esperimento “Equatione di Moti”.
Leonardo Da Vinci, la gravità come forma d’accelerazione
Fu solo nel 1604 che Galileo Galilei teorizzò che la distanza percorsa da un oggetto in caduta fosse proporzionale al quadrato del tempo trascorso. E solo alla fine del XVII secolo Sir Isaac Newton espanse l’idea sviluppando la legge di gravitazione universale. Da Vinci purtroppo non aveva gli stessi mezzi: ad esempio, non aveva la possibilità di misurare con estrema precisione il tempo di caduta degli oggetti. Nei documenti, da Vinci descrive un esperimento in cui una brocca d’acqua verrebbe spostata lungo un percorso rettilineo parallelo al suolo, scaricando acqua o materiale granulare lungo il percorso.
Gli ingegneri hanno ricreato questo esperimento, dimostrando che se il movimento di una brocca che versa acqua o materiale granulare viene accelerato alla stessa velocità con cui la gravità accelera il materiale che cade, crea un triangolo equilatero. Gli appunti dello scienziato hanno suggerito che era consapevole che l’acqua o la sabbia non sarebbero cadute a velocità costante, ma piuttosto avrebbero accelerato; ed era consapevole che il materiale avrebbe smesso di accelerare orizzontalmente, poiché non più influenzato dalla brocca, e che la sua accelerazione sarebbe avvenuta verso il basso a causa della gravità.
Un grande progresso per quei tempi
Dai suoi appunti è stato possibile dedurre che Da Vinci sia quasi arrivato alla soluzione, ma purtroppo ha sbagliato equazione. Egli credeva che la distanza dell’oggetto in caduta fosse proporzionale a 2t invece di essere, proporzionale a t2, dove t è il tempo. Non è chiaro se Da Vinci approfondì la questione, ma il solo fatto di aver prodotto un valore della costante gravitazionale G del 97%, così come accertato dagli studiosi, è qualcosa di sorprendente. È sbagliato, ma in seguito i ricercatori hanno scoperto che ha usato questo tipo di equazione sbagliata nel modo corretto. Nei suoi appunti, Da Vinci ha illustrato un oggetto che cade per un massimo di quattro intervalli di tempo, un periodo durante il quale i grafici di entrambi i tipi di equazioni si allineano da vicino.
Non sappiamo se Da Vinci abbia fatto ulteriori esperimenti o abbia approfondito questa questione. Ma il fatto che stesse affrontando questo problema in questo modo, all’inizio del 1500, dimostra quanto fosse avanti il suo pensiero.
Immagine di Biblioteca Britannica via Geomagazine