Da quando è stato reso pubblico l’annuncio dell’attore Bruce Willis che smetterà di recitare perché malato di afasia, i riflettori si sono accesi di nuovo su questa condizione di salute davvero invalidante. L’afasia è un disturbo del linguaggio che può insorgere in modo improvviso e limita la possibilità di comunicare verbalmente. A seconda della gravità dei casi può condizionare la capacità di produrre o di comprendere le parole, sia in fase scritta che orale.
Alcune persone che soffrono di afasia possono avere difficoltà a esprimersi ma mantengono la loro capacità di comprendere il linguaggio. Altre riescono a parlare fluentemente ma in modo insensato e, per esempio, non sono in grado di comprendere le parole degli altri né di rispondere a una semplice domanda pur avendo chiara la risposta. Tuttavia tutti i possibili casi di afasia tendono ad avere un impatto sulla vita quotidiana, sull’autonomia e sulle relazioni con gli altri.
Afasia, cos’è questa condizione del linguaggio?
Si calcola che in Italia ci siano circa 200 mila persone che soffrono di afasia, con un’incidenza di circa 20 mila nuovi casi all’anno di afasia successiva a ictus secondo le stime più prudenti. Altre cause possono essere traumi cranici oppure, con manifestazioni più graduali, tumori al cervello, demenze o altre malattie. Pur trattandosi di un disturbo abbastanza conosciuto, alcune sue implicazioni rimangono sconosciute soprattutto per chi assiste queste persone. Proprio i familiari e le persone più vicine al paziente sono invece ritenute fondamentali per l’obiettivo di tornare, se non a parlare come prima, cosa comunque possibile in alcuni casi, a stabilire relazioni comunicative efficaci.
Essendo una patologia neuropsicologica, non riguarda né l’apparato fonatorio né quello uditivo. La possibilità di articolare le parole con la voce, in termini strettamente fisici, è una funzione generalmente mantenuta. A mancare è la capacità di associare le parole ai rispettivi messaggi verbali. Le persone che soffrono di afasia hanno difficoltà a trovare una certa parola quando ci pensano, o viceversa non sono in grado di riportare alla mente ciò che una parola significa quando la leggono o ascoltano. Per capire meglio basti pensare di trovarsi in un nuovo contesto e luogo di cultura e lingua diversa.
La causa potrebbe essere una lesione al cervello
Si ritiene che le afasie siano causate da lesioni in particolari aree del cervello, quelle della corteccia cerebrale dell’emisfero sinistro, il più importante per le funzioni del linguaggio. Studiando le autopsie su pazienti affetti da questa patologia, i ricercatori hanno scoperto che nell’Ottocento la maggior parte delle persone avevano qualche lesione ai lobi frontali del cervello. Le lesioni in quest’area sarebbero responsabili delle cosiddette afasie motorie, quelle in cui manca la capacità di esprimersi a parole ma è presente la capacità di comprenderle. Le afasie che invece intaccano la capacità di comprensione del linguaggio altrui e non necessariamente quella di parlare in modo fluente, anche se per lo più senza un senso logico, sono anche dette afasie sensoriali.
Negli ultimi decenni l’afasia è stata oggetto non soltanto di studi approfonditi, che hanno permesso di comprendere meglio le caratteristiche neurofisiologiche di questa patologia, ma anche di descrizioni dettagliate in testi divulgativi e letterari di successo, scritti a partire dall’osservazione clinica di logopedisti e altri specialisti. Secondo un ulteriore studio alcuni pazienti afasici sono in grado di interpretare il linguaggio verbale in modi distorti ma sorprendenti. Non potendo comprendere le parole dei discorsi degli altri diventavano progressivamente abilissimi a cogliere altri aspetti relativi alla comunicazione non verbale, tra cui i gesti, l’intonazione e le espressioni facciali.
Foto di Suzy Hazelwood da Pexels