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Ph. credit via Nature.com

Un gruppo di ricercatori esplorando l’Oceano Artico ha scoperto un giardino di spugne giganti sopravvissute nelle acque profonde e ghiacciate. Come hanno fatto questi organismi a sopravvivere? Gli scienziati hanno scoperto che queste spugne si nutrono dei resti di animali morti molto tempo fa.

 

La grande scoperta delle spugne giganti

Questa scoperta è stata fatta da un team di scienziati del Max Planck Institute for Marine Microbiology in Germania. Hanno trovato le spugne a poche centinaia di chilometri dal Polo Nord, a una profondità compresa tra 500 e 800 metri. Vivono in cima a una catena montuosa sottomarina chiamata Langseth Ridge. Molto tempo fa c’erano vulcani attivi che ospitavano molta vita marina intorno a loro.

Le spugne sono organismi semplici in grado di vivere in tutti i tipi di ambienti marini. Ma non era noto se potessero vivere in un luogo privo di sostanze nutritive. Ciò che colpisce delle spugne giganti trovate è il modo in cui si procuravano il cibo in quel luogo remoto e senza vita. Pertanto, gli scienziati si sono riproposti di risolvere l’enigma dell’alimentazione delle spugne. Quindi, i ricercatori hanno riportato campioni organici ai loro laboratori per l’analisi.

Questi organismi vivono, in media, 300 anni. I ricercatori ritengono di essersi “accontentati” delle carcasse di animali morti da tempo. L’ecosistema in cui ora vivono le spugne era molto prospero in passato. Tuttavia, oggi quell’habitat è colmo di carcasse di animali. Ed è di questo che si nutrono le spugne.

I vermi morti sono il cibo principale per queste spugne giganti. Questi invertebrati un tempo vivevano in colonie e si nutrivano dello zolfo che usciva dai dotti dei vulcani attivi. I ricercatori hanno scoperto che le spugne si nutrivano della materia organica dei vermi, che ha permesso loro di sopravvivere in un luogo dove il cibo scarseggia.

 

Le ripercussioni della scoperta

Teresa Morganti, una delle autrici dello studio ed esperta di spugne presso il Max Planck Institute, è molto entusiasta della scoperta. Dice che non è mai stato osservato prima: le spugne sono state in grado di sopravvivere in un ambiente povero di nutrienti nel profondo dell’Artico. Al riguardo Morganti spiega: “È sorprendente come le spugne possano formare un ecosistema che dipende dal materiale detritico di una comunità estinta, come possono selezionare i batteri benefici associati. Le spugne sono organismi vitali per gli ecosistemi oceanici, motivo per cui gli autori dello studio ritengono che meritino ulteriori indagini.”