multiverso
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Un’altra teoria che predice l’esistenza del multiverso è quella dell’inflazione eterna, che vanta diverse versioni, una delle quali è stata proposta dal fisico russo Andrei Dimitrievich Linde, nel 1986. Si presume che subito dopo il Big Bang – la grande esplosione che ha dato origine a ciò che esiste oggi – l’universo appena creato avrebbe avuto una “inflazione” ovvero un’espansione improvvisa (accelerata) di breve durata, che avrebbe fatto crescere la sua dimensione originale miliardi di volte. “Secondo l’ipotesi di Linde, ogni regione del cosmo antico ha subito una diversa quantità di inflazione”, afferma la cosmologa Leila Lobato Graef, ricercatrice presso l’Osservatorio Nazionale.

Quindi, ci sarebbero regioni dell’universo che soffrirebbero eternamente l’inflazione, mentre in altre, come la nostra, potrebbe essere durata solo un breve momento di tempo. “Poiché le diverse regioni che hanno sofferto l’inflazione si sarebbero espanse molto rapidamente, allontanandosi rapidamente l’una dall’altra, questo ha generato uno scenario multiverso, composto da più cosmi con caratteristiche diverse”, spiegano gli scienziati.

In merito agli altri possibili mondi, invece, non potremmo avere nessun tipo di informazione, poiché non ci sarebbe tempo affinché nessun segnale, nemmeno la luce, ci raggiunga da lì. Questa teoria è in grado di fare previsioni sul nostro universo coerenti con ciò che osserviamo in esso.

Una diversa teoria dell’esistenza del multiverso parte dalla forma dello spaziotempo. Per la maggior parte degli scienziati è piatto (non sferico) e infinito in tutte le direzioni. In altre parole: a un certo punto, deve iniziare a ripetersi, poiché ci sono un numero finito di modi in cui le particelle possono organizzarsi.

 

Un ripetizione infinita

Se pensiamo in termini di statistica, all’interno di un numero infinito di eventi si ripetono tutte le possibilità”, commenta Leila. “In altre parole, se esiste un numero infinito di universi, ciascuno con un insieme di possibili caratteristiche diverse, ce ne saranno altri come il nostro, con le stesse costanti fondamentali della natura, con stelle, pianeti e persino condizioni per lo sviluppo della vita“. Il che significa che lontano (da esso) potremmo essere altri, tutti noi.

Il problema più grande di tutte queste teorie è che, per il momento, non sono ancora altro che speculazioni scientifiche o matematiche. “La previsione dell’esistenza di altri universi è un aspetto di essi che non può essere testato, poiché da lì nessun segnale potrebbe raggiungerci”, spiega Leila. “Il fatto che non possiamo testare scientificamente l’esistenza del multiverso è sfavorevole da un punto di vista scientifico, in quanto non consente di eliminare o confermare le ipotesi“.

 

La teoria delle stringhe

L’esistenza di un multiverso, cioè di numerosi universi paralleli, è possibile anche attraverso la cosiddetta teoria delle stringhe. Secondo questa teoria, i mattoni fondamentali della materia non sono particelle puntiformi, come dice il Modello Standard della fisica classica, ma grandi oggetti unidimensionali, simili a una stringa. Le particelle sono interpretate come una modalità di vibrazione. Perché allora non vediamo le dimensioni extra? Perché potrebbero essere compressi e sarebbero troppo piccoli.

Inizialmente sono emerse cinque diverse versioni della teoria delle stringhe, unificate nella cosiddetta teoria M. Questa ipotesi non si basa solo su oggetti unidimensionali, come le stringhe, ma considera oggetti con un numero variabile di dimensioni, le brane (brevi per membrana). “Possono essere pensati come una generalizzazione di stringhe in uno spazio con un maggior numero di dimensioni”, concretizza ancora Leila. “Le p-brane sarebbero brane con dimensioni p. Una particella puntiforme (un punto) può essere vista come una brana a dimensione zero, mentre una stringa può essere vista come una brana unidimensionale e così via”.

Per molti scienziati, il nostro universo è una brana con quattro dimensioni: tre spaziali e una temporale. Potrebbero esserci altri universi brane paralleli a quello in cui viviamo, come fette di pane affiancate. Altri sostengono che il Big Bang sia stato causato dal contatto tra due brane. Naturalmente, non possiamo vedere gli altri, ma sarebbe possibile sentire i loro effetti gravitazionali – questo è ciò che ci racconta il fisico inglese Stephen Hawking. Il quale cita un fenomeno che incuriosisce i cosmologi: l’eccessiva velocità con cui le stelle alla periferia della Via Lattea ruotano attorno al centro della galassia. Affinché abbiano la velocità che hanno, dovrebbe esserci molta più materia nella galassia di quella osservata. Una giustificazione è che ci deve essere materia oscura intorno alla Via Lattea, non rilevata.