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Il giorno del Pesce d’Aprile, il tradizionale appuntamento che vede coinvolte persone e brand in giochi burloni, anche quest’anno è contrassegnato dal clima di pandemia che stiamo vivendo. Mentre la pandemia di coronavirus semina il caos in tutto il mondo, alcune aziende stanno addirittura riconsiderando la tradizione delle loro gag virali.

Google, che da sempre ci ha abituati a questo tipo di scherzi, ha dichiarato che rinuncerà al suo rituale annuale di condivisione delle battute del Pesce d’Aprile sulle piattaforme dell’azienda per rispetto di coloro che combattono il COVID-19. Questo è quanto si legge in un’e-mail interna ricevuta da Business Insider. La società, dunque, ha fatto sapere di voler evitare la consueta pubblicazione di scherzi per grandi e piccini.

 

Le origine del Pesce d’Aprile

Sebbene l’origine esatta del Pesce d’Aprile sia sconosciuta, probabilmente ebbe origine nel XVI secolo, quando alcuni apprendisti furono mandati a caccia di oche selvatiche con strumenti truccati. Nel 19° secolo, si è evoluto in un giorno in cui i bambini potevano comportarsi male.

Solo 20° secolo i giornali e le stazioni radio hanno iniziato a scherzare con lettori e ascoltatori. Mentre, nel 21° secolo, le aziende hanno iniziato a utilizzare le vacanze come un’opportunità di marketing per rendere virali le pubblicità di scherzi.

Alla luce della gravità della pandemia, alcuni sui social media hanno invitato le persone a considerare di saltare del tutto gli scherzi quest’anno, in particolare quelli relativi al coronavirus. Come ormai tristemente noto, questo ha ucciso milioni di persone in tutto il mondo. E, in virtù di numeri così alti, sebbene quest’anno non si giochi o non si facciano scherzi, è comunque garantito che la consuetudine del Pesce d’Aprile sopravvivrà.

Con la crescita dei casi di coronavirus, crescono anche le frodi e la disinformazione che si diffondono online sotto forma di teorie del complotto, bufale e meme. Google, Facebook e Twitter si sono uniti per aiutare a combattere la diffusione della disinformazione sulle loro piattaforme. E questo provvedimento, si spera, potrebbe aiutare le persone ad essere più consapevoli della potenziale disinformazione che il 1° aprile comporterebbe.

In tempi così difficili, quando gran parte della popolazione è costretta a rimanere a casa, l’umorismo può portare un gradito momento di leggerezza. I burloni intraprendenti trovano bocconcini di umorismo nel mondo e li trasformano in esilaranti TikTok. Tutto ciò va bene, l’importante è che ciò non sfoci in un sarcasmo di pessimo gusto.