niksen
Photo by Amy Treasure on Unsplash

In tempi di quarantena a causa del coronavirus, l’isolamento sociale preventivo e obbligatorio è una novità per tutti. Se i danesi avessero reso popolare l’hygge come il segreto del benessere – e dovrebbero saperne qualcosa al riguardo, dal momento che nel Global Happiness Index misurato dall’ONU dal 2012 si classificano sempre nelle prime posizioni – ora è il turno di niksen. Entrambi hanno in comune la ricerca dei semplici piaceri della vita.

Mentre l’hygge riguarda il dedicare del tempo quotidiano a tutte quelle cose che ci producono benessere, sia da soli che in compagnia (una chiacchierata con gli amici, una tazza di caffè nel tuo angolo preferito della casa, leggere un libro accanto ai fornelli o bere un bicchiere di vino mentre si guarda la pioggia), il niksen propone di concentrarsi sull’inattività cosciente. La popolarità dell’hygge ha senso nei Paesi con temperature più basse o inverni più lunghi. Per quanto riguarda il niksen, la sua applicabilità è universale: è una risposta al sovraffollamento e all’accelerazione moderna.

 

Ma cos’è esattamente niksen?

Questo termine si riferisce a qualcosa di difficile da definire, proprio a causa del modo in cui viviamo oggi, poiché non fare nulla senza un obiettivo particolare non è disapprovato. Non c’è altro piano se non il semplice essere, trovare un equilibrio tra vita e tecnologia in un mondo digitale.

Essere ultra occupati è diventato un simbolo di status e identità (almeno in certe aree e classi sociali) e corriamo da un posto all’altro per finire tutti i compiti di cui ci sovraccarichiamo. Tuttavia, in culture come quella olandese, il niksen è l‘arte del tempo libero.

 

I vantaggi di non fare nulla

Per chiarire il concetto, niksen consiste nello spendere consapevolmente e in modo calcolato tempo ed energia facendo cose come guardare fuori dalla finestra o stare seduti. La chiave è mettere davvero da parte i compiti “produttivi” e permettere alla mente di vagare, non pensare in termini di risultati.

Per molti può essere qualcosa di simile alla noia, ma c’è una differenza sostanziale: il niksen è un’azione premeditata di alternanza vitale e ricarica. In generale, la nostra cultura non ci incoraggia a stare fermi, il che può avere conseguenze di vasta portata per la salute mentale, il benessere, la produttività e altri aspetti della nostra vita.

Ovviamente, l’iperconsumo (e la dipendenza) dalla tecnologia non aiuta. Ecco perché nuovi studi scientifici e correnti educative sono determinati a dimostrare che lasciare che i bambini si annoino o che gli adulti non facciano nulla per un po’  di tempo (circoscritto) ha benefici per il corpo e la mente.

Un effetto inevitabile dell’inattività e della creatività è che ci rende letteralmente più creativi, più bravi a risolvere i problemi, più capaci di elaborare idee originali. Tuttavia, affinché ciò avvenga, è necessaria la totale inattività. Lasciare che la mente cerchi i propri stimoli. Sebbene gli effetti quasi immediati del tempo libero premeditato non si vedano solo sulla nostra capacità creativa, ma anche sulla nostra capacità di rilassarci, dormire e godere delle attività in generale. Invece, il vero impatto di essere sempre occupati è la ben nota sindrome da burnout, disturbi d’ansia e altre malattie legate allo stress. Ci sono moltissimi specialisti in produttività e risoluzione dei problemi che sostengono che una mente che non si ferma è di scarsa utilità.

 

Come praticare il tempo libero obbligatorio

Alla domanda se il niksen sia simile alla consapevolezza o alla meditazione, deve essere chiarito che è qualcosa di molto più semplice. Non si tratta di essere consapevoli di ciò che ci circonda, come accade con la consapevolezza, ma si tratta di non permettere a sé stessi di fare nulla, lasciare che la mente vada dove vuole senza. È una forma di recupero mentale a riposo e durante la veglia.

 

Dove iniziare?

Tutto quello che occorre fare è prendersi una pausa di 20 minuti durante la giornata, prendere un tè mentre si guarda fuori dalla finestra, uscire per sgranchirsi le gambe o semplicemente sdraiarsi sul letto a fissare il soffitto. All’inizio può essere difficile lasciar andare le preoccupazioni e le scadenze o il semplice senso di colpa pensando di stare “perdendo tempo”. Ma è un processo che si impara a poco a poco e, come bonus track, consente ai neuroni di stabilire nuove connessioni.

1 – Trovare il tempo per non fare nulla e farlo con determinazione e intenzione. Idealmente, implementarlo quando si nota di essere il “pilota automatico”.

2 – Stabilire i compiti che sono una priorità e quelli che si trovano piacevoli. Quando possibile, delegare gli altri. Concentrarsi su ciò che è veramente rilevante per sé può aiutarci a creare slot di tempo libero nel programma.

3 – Evitare di far parte (esecutore e promotore) della cultura dell’ultraoccupazione.

4 – Approfittare delle opportunità ad essere inattivi, come quando si è in fila o si aspetta che i figli escano da scuola.

5 – Non avere paura di dire “Niente” quando qualcuno ci chiede cosa stiamo facendo durante una pausa. La lingua è cultura e il modo in cui parliamo di ciò che ci accade incoraggia comportamenti e letture (proprie e altrui). Non dobbiamo giustificarci con nessuno.

6 – Non scoraggiarci se non iniziamo subito a sentire i benefici dell’inattività. All’inizio stare fermi può essere scomodo.

7 – Creare il proprio spazio niksen. Per fare queste piccole pause, è importante trovare o creare un ambiente favorevole alla disconnessione, lontano dagli stimoli di schermi e dispositivi. Può essere a casa propria, nel proprio ufficio, in uno spazio verde.