campo magnetico terrestre
Foto di Nelson Parker

L’ultima inversione completa del campo magnetico terrestre, il cosiddetto evento Laschamps, avvenne 42000 anni fa. Oggi, per la prima volta, le analisi al radiocarbonio che gli scienziati hanno condotto su resti di alberi kauri della Nuova Zelanda permettono di cronometrare e studiare con precisione questo evento e le sue conseguenze, nonché di calibrare archivi geologici come i sedimenti e le carote di ghiaccio risalenti a quel periodo. Le simulazioni basate su questo argomento indicano che la notevole riduzione del campo magnetico terrestre ha avuto un forte impatto sull’atmosfera.

 

La significativa relazione fra gli antichi alberi e il campo magnetico terrestre

In particolare, lo dimostra un team internazionale guidato da Chris Turney della Australian University of New South Wales, in collaborazione con Norbert Nowaczyk del German Research Centre for Geosciences Potsdam e Florian Adolphi dell’Alfred Wegener Institute, in uno studio apparso sulla rivista Science. Il campo magnetico terrestre subisce fluttuazioni permanenti e, occasionalmente, inversioni di polarità; le cause, il corso e gli effetti di tali fenomeni non sono ancora completamente chiari. Recentemente i ricercatori hanno studiato più dettagliatamente il cosiddetto evento Laschamps, ossia l’ultima inversione completa della polarità del campo magnetico terrestre. Gli scienziati hanno concluso che il campo magnetico non ha soltanto cambiato direzione, ma ha anche perso drasticamente forza in un periodo di diverse centinaia di anni.

Circa 42000 anni fa, il polo nord magnetico si è spostato verso sud. Nell’ambito di questo processo, durato circa 500 anni, il campo magnetico si è indebolito in misura compresa tra il 6% e lo 0%. Durante lo stesso lasso di tempo, i poli sono rimasti invertiti, con una variazione dell’intensità di campo inferiore al 28% del valore di oggi, per poi invertirsi di nuovo nel corso di circa 250 anni. Oggi è possibile eseguire questa accurata classificazione cronologica collegando fra loro diversi set di dati. In primo luogo, i ricercatori hanno utilizzato i risultati provenienti da carote di sedimenti del Mar Nero, che Norbert Nowaczyk e il suo team hanno estratto ed analizzato nel 2013, e li hanno confrontati con le carote di ghiaccio della Groenlandia attraverso le variazioni climatiche documentate nello stesso periodo.

 

L’analisi al carbonio svela elementi importanti

In secondo luogo, l’analisi e la datazione esatta degli eventi sono state possibili solo grazie all’analisi al radiocarbonio (14C) di un albero kauri subfossile cresciuto e vissuto nelle paludi di Ngawha, nel nord della Nuova Zelanda, per circa 1700 anni durante il periodo in questione e in eccellente stato di conservazione. Chris Turney aveva già parlato di questa scoperta alcuni anni fa, durante una visita al German Research Centre for Geosciences di Potsdam (GFZ); Nowaczyk, direttore del Laboratory for Palaeo- and Rock Magnetism del GFZ, spiega che, come scienziato geomagnetico, l’ha subito messa in relazione con l’evento Laschamps e ha suggerito di effettuare delle analisi 14C, che non erano ancora state fatte su alberi di quell’epoca.

Sulla base di queste nuove possibilità per la classificazione cronologica degli eventi risalenti a 42000 anni fa, i principali autori dello studio avanzano ipotesi ancora più ampie sugli effetti dell’inversione del campo magnetico terrestre, ad esempio per quanto riguarda l’estinzione dell’uomo di Neanderthal o la comparsa delle pitture rupestri. Nowaczyk non esclude la possibilità che ci siano connessioni causali, ma la considera piuttosto improbabile.