L’Università del Salento ha da poco ritrovato nell’area archeologica di Aquinum (oggi Aquino in provincia di Frosinone), una testa in marmo di epoca romana raffigurante Giulio Cesare. Insieme a questa altre due teste di statue, una probabilmente raffigurante Ercole riccia e barbuta e l’altra una donna non ancora identificata
L’area di scavo individuata grazie ad un drone
L’importante ritrovamento è stato effettuato dai ricercatori tramite l’utilizzo di un drone che ha sorvolato l’intera area archeologica. Il prof Giuseppe Ceraudo dell’Università del Salento, alla guida del gruppo di archeologi, ha deciso di utilizzare dei droni in un punto preciso del parco archeologico, vicino al teatro. Questa parte si trova in un’area un tempo privata ed ora di proprietà del comune in località Castrocielo. Come ha spiegato il prof, Ceraudo: “Abbiamo subito notato una crescita differenziata dell’erba e così abbiamo capito che in quel punto poteva esserci qualcosa”.
L’edificio ritrovato è forse il foro di Aquinum
L’equipe di archeologi ha quindi iniziato gli scavi, portando alla luce i resti di un edificio porticato. Scavando nel punto in cui è l’angolo del porticato si connetteva ad una strada, è avvenuto il ritrovamento delle tre teste. La grandezza e la posizione dell’edificio rispetto al centro della città, fanno pensare che possa essere stato il foro.
Le tre teste scolpite nel marmo sono molto bene conservate e dovrebbero essere di epoca Giulio-Claudia o Augustea. Si tratta di un ritrovamento molto importante, considerando che una delle tre sembra raffigurare proprio Giulio Cesare, perchè come aggiunge Ceraudo: “tra predoni, terremoti, eventi del passato e zone sommerse è difficile riuscire a recuperare reperti di questo tipo e siamo molto felici per esserci riusciti”.
Nel sito di Aquinum si continua intanto a lavorare e scavare. Nel corso degli anni, grazie a privati e comune, gli archeologi hanno portato alla luce solo 8 dei 100 ettari che la città romana occupava. Numerosi i ritrovamenti nell’area e gli archeologi sono fiduciosi che ce ne saranno molti altri, come conclude Ceraudo: “chissà che non spuntino e anche i corpi di Cesare, Ercole e la donna”.