
La carqueja, pianta comune nelle foreste portoghesi, si sta rivelando un alleato naturale nella cura delle ferite, soprattutto nei pazienti affetti da diabete di tipo 2. Uno studio dell’Università del Minho, condotto dalla ricercatrice Inês Laranjeira, ha dimostrato le potenzialità di questa pianta nel favorire la cicatrizzazione e ridurre il dolore grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e antiossidanti.
Lo studio: una crema naturale per guarire più in fretta
La ricercatrice ha realizzato uno studio pilota applicando una crema contenente estratto di carqueja su ferite di animali con diabete e osteoartrite. I risultati sono stati chiari:
- Le ferite trattate con la crema a base di carqueja sono guarite significativamente più in fretta.
- Il confronto con altri due gruppi (uno trattato con una crema senza estratto e uno senza alcun trattamento) ha confermato l’efficacia dell’estratto vegetale.
Un rimedio naturale per diverse applicazioni
La crema a base di carqueja potrebbe avere ulteriori applicazioni terapeutiche:
- Psoriasi
- Ustioni
- Medicina veterinaria (soprattutto per animali domestici, meno per quelli da produzione a causa delle possibili interferenze con carne e latte)
Inoltre, i ricercatori stanno valutando la possibilità di integrare la carqueja in prodotti cosmetici, alimentari o shampoo, anche se non sono stati ancora dimostrati effetti estetici, come la riduzione delle rughe.
Carqueja e piante alleate per la salute
Oltre alla carqueja, lo studio ha evidenziato il potenziale terapeutico di altre due piante spontanee:
- Rosmarino selvatico: aiuta a controllare l’iperglicemia, un fattore chiave nella cicatrizzazione delle ferite diabetiche.
- Stella d’Egitto: contrasta l’infiammazione cronica e sostiene la rigenerazione dei tessuti.
Tradizione e scienza si incontrano
La carqueja è già conosciuta nella medicina popolare e nella cucina tradizionale per le sue qualità digestive, ipotensive e depurative. Ora, la scienza conferma ciò che la tradizione sapeva da tempo: le piante possono offrire rimedi efficaci e sostenibili, soprattutto in ambito clinico.
Una scoperta che apre la strada a nuovi approcci naturali nella gestione del diabete e delle sue complicazioni.