
Diagnosticare il morbo di Parkinson prima che compaiano i sintomi: un obiettivo da anni inseguito dalla ricerca scientifica, che oggi potrebbe diventare realtà grazie… agli occhi. Un gruppo di scienziati canadesi ha sviluppato un metodo innovativo e non invasivo per individuare i primi segnali della malattia attraverso un esame oculistico, ponendo nuove basi per la prevenzione e l’intervento precoce.
L’occhio come finestra sul cervello
Il team dell’Université Laval e del CERVO Brain Research Centre, in Canada, ha concentrato la propria attenzione sulla retina, considerata da tempo una sorta di “specchio” neurologico. La retina, infatti, fa parte del sistema nervoso centrale ed è collegata direttamente al cervello.
Il metodo messo a punto utilizza l’elettroretinografia (ERG), un esame già noto in ambito oftalmologico che misura le risposte elettriche della retina alla luce. Alterazioni specifiche in questi segnali potrebbero indicare la presenza precoce di processi neurodegenerativi legati al Parkinson.
Un test semplice, ma potenzialmente salvavita
La vera innovazione sta nel fatto che si tratta di un test rapido, indolore e già disponibile in molti studi oculistici. Secondo il professor Martin Lévesque, autore dello studio pubblicato su Neurobiology of Disease, questo approccio consente di intercettare la malattia anni prima della comparsa dei sintomi motori, quando ormai i danni cerebrali sono già avanzati.
“L’attività anomala della retina potrebbe rappresentare un biomarcatore affidabile”, spiega Lévesque, che consiglia di sottoporre le persone dai 50 anni in su a questo tipo di controllo.
Uno strumento anche per monitorare la malattia
Oltre alla diagnosi precoce, l’esame potrebbe diventare uno strumento utile per monitorare la progressione del Parkinson e valutare l’efficacia dei trattamenti.
Non è la prima volta che l’elettroretinografia viene utilizzata in ambito neurologico: in passato ha dato risultati promettenti anche in disturbi come la schizofrenia e il disturbo bipolare. Ma è la prima volta che viene proposta come screening sistematico per una patologia neurodegenerativa come il Parkinson.
Verso una medicina più preventiva
Questa scoperta rappresenta un importante passo avanti verso una medicina predittiva e personalizzata, dove la prevenzione gioca un ruolo centrale.
In un’epoca in cui l’età media della diagnosi è di circa 65 anni, poter intervenire 10 o 15 anni prima potrebbe fare la differenza nel rallentare il decorso della malattia, migliorare la qualità della vita e alleggerire il carico sui sistemi sanitari.
Un semplice esame della vista potrebbe presto diventare un’arma in più contro una delle malattie neurologiche più diffuse al mondo. E tutto questo… guardando negli occhi la salute del cervello.
Foto di Annick Vanblaere da Pixabay