
L’apnea notturna, disturbo respiratorio che interrompe la normale respirazione durante il sonno, è spesso sottovalutata. Le persone che ne soffrono tendono a svegliarsi stanche, confusionali e con mal di testa, ma i rischi vanno ben oltre il disagio mattutino. Studi recenti dimostrano che questo disturbo può compromettere la memoria nel tempo, incidendo direttamente sulla salute del cervello.
Durante un episodio di apnea, la respirazione si interrompe per alcuni secondi o minuti, anche decine di volte in un’ora. Queste interruzioni causano micro-risvegli che impediscono un sonno profondo e riposante. Inoltre, la temporanea mancanza di ossigeno (ipossia) può mettere sotto stress le cellule cerebrali, compromettendone il funzionamento.
Apnea notturna: il disturbo che spegne la memoria
Il sonno è fondamentale per consolidare la memoria e per “pulire” il cervello dalle scorie metaboliche. In particolare, durante la fase REM e quella del sonno profondo, il cervello elabora e archivia le informazioni apprese durante il giorno. L’apnea interrompe questi processi, ostacolando la formazione di ricordi a lungo termine e la capacità di apprendimento.
Secondo uno studio pubblicato su “Neurology”, le persone con apnea notturna non trattata mostrano un’accelerazione dell’invecchiamento cerebrale, con una maggiore incidenza di decadimento cognitivo. Altre ricerche hanno rilevato una riduzione del volume dell’ippocampo, area del cervello cruciale per la memoria, nei soggetti con apnea cronica.
L’apnea notturna colpisce principalmente uomini sopra i 40 anni e persone in sovrappeso, ma può manifestarsi anche nei più giovani e nelle donne, specie in menopausa. I segnali più comuni sono il russare forte, la sonnolenza diurna e le difficoltà di concentrazione. Chi presenta questi sintomi dovrebbe rivolgersi a uno specialista del sonno.
Adottare abitudini sane può ridurre il rischio
La diagnosi si effettua tramite una polisonnografia, un esame che monitora il sonno in laboratorio o a casa. Il trattamento più comune è la CPAP (Continuous Positive Airway Pressure), un dispositivo che mantiene aperte le vie respiratorie. In alcuni casi si ricorre a interventi chirurgici o a modifiche dello stile di vita, come perdere peso o cambiare posizione durante il sonno.
Adottare abitudini sane può ridurre il rischio di apnea e i suoi effetti sulla memoria. Mantenere un peso corporeo nella norma, evitare alcol e sedativi prima di dormire, e dormire su un fianco sono strategie semplici ma efficaci. Anche l’esercizio fisico regolare può migliorare la qualità del sonno e la funzione cognitiva.
L’apnea notturna non è solo una questione di riposo: è un problema neurologico e cardiovascolare. Se trascurata, può contribuire a malattie come l’Alzheimer e altre forme di demenza. Prendersi cura del sonno significa proteggere anche la propria memoria e qualità della vita. La diagnosi precoce e un trattamento adeguato possono fare la differenza.
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