
Anche quando un paese non è in guerra, molti soldati di professione sono costantemente sottoposti a ripetute onde d’urto. Tra le esercitazioni, o in caso di guerra l’effettiva esposizione sui campi di battaglie, i soldati devono fare i conti con danni al cervello non visibili con normali scansioni cerebrali. Un nuovo studio della Harvard Medical School portato avanti su gruppi di élite, le forze speciali, ha mostrato la presenza di lesioni cerebrali traumatiche a lungo termine.
Ovviamente un genere di collegamento pare abbastanza ovvio, ma in realtà si parla di cambiamenti non visibili e quindi dove ci sono scarse prove scientifiche. Gli effetti hanno portato nel cervello una differenza nella connettività funzionale, nello specifico inferiore rispetto anche ad altri soldati meno esposti. In sostanza, le diverse parti dell’organo comunicano con più difficoltà.
Gli effetti delle onde d’urto nel cervello dei soldati
Si parla di lesioni invisibili che sostanzialmente vanno ricercate con precisione, e quindi non individuabili se non si cosa si sta cercando. Per riuscire ad individuarle, hanno usato delle risonanze magnetiche più dettagliate con un ausilio di modelli statistici. Il risultato è una precisione del 73% dell’individuare queste lesioni.
Le parole dei ricercatori: “Abbiamo scoperto che i militari con maggiore esposizione alle esplosioni presentavano sintomi più gravi, tra cui problemi di memoria, difficoltà emotive e segni di disturbo da stress post-traumatico, e che il loro cervello mostrava una connettività più debole in aree chiave. In breve, i traumi ripetuti sembrano indebolire la comunicazione interna del cervello. Abbiamo anche notato che alcune regioni cerebrali erano in realtà più estese negli individui più esposti, il che potrebbe riflettere alterazioni tissutali a lungo termine come la formazione di cicatrici.”