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Foto di Louis Hansel su Unsplash

I ricercatori hanno individuato nei topi un nuovo tipo di cellule cerebrali che, con ogni probabilità, si trovano anche nel cervello umano. Queste cellule, situate nel nucleo del rafe dorsale nel tronco encefalico, potrebbero svolgere un ruolo chiave nel regolare le abitudini alimentari e nel segnalare al corpo quando ha mangiato a sufficienza.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Cell e guidato da Alexander Nectow della Columbia University, ha analizzato come il cervello rilevi e risponda ai segnali legati al cibo.

Come funzionano le cellule che regolano la fame

Utilizzando tecniche di profilazione molecolare, i ricercatori hanno identificato neuroni che producono colecistochinina (CCK), un ormone noto per il suo ruolo nella regolazione dell’appetito. Questi neuroni si attivano quando i topi mangiano, rispondendo non solo a segnali sensoriali (vista, olfatto e gusto del cibo), ma anche alle sensazioni intestinali.

Per testare la loro funzione, il team ha utilizzato la optogenetica, una tecnologia che permette di attivare i neuroni con la luce. Quando questi neuroni venivano stimolati, i topi rallentavano l’alimentazione e, con una stimolazione più intensa, smettevano completamente di mangiare. Ciò suggerisce che questi neuroni inviano un segnale chiaro al cervello per interrompere l’assunzione di cibo.

Implicazioni per il trattamento dell’obesità

Date le similitudini tra le strutture cerebrali dei topi e degli esseri umani, gli scienziati ritengono che anche noi potremmo avere neuroni simili. Questa scoperta potrebbe aprire la strada a nuove terapie per l’obesità, aiutando le persone a controllare meglio l’appetito.

Interessante è anche il fatto che questi neuroni possono essere attivati da agonisti del GLP-1, farmaci già utilizzati per trattare l’obesità e il diabete di tipo 2. Molecole come il semaglutide (presente nei farmaci Ozempic e Wegovy) potrebbero agire su queste cellule per migliorare il controllo del peso in modo più efficace.

Un futuro senza obesità?

Gli esperti, tra cui Jeff Davies della Swansea University, vedono in questa scoperta un passo importante per comprendere meglio il ruolo del cervello nel comportamento alimentare. Se questi neuroni possono essere attivati in modo sicuro negli esseri umani, potremmo assistere a un vero e proprio cambiamento nelle strategie per combattere l’obesità, rendendo più semplice per molte persone mantenere un peso corporeo sano.