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Il cervello umano, con la sua complessità e mistero, è uno dei fenomeni più affascinanti dell’universo. In modo sorprendente, condivide due caratteristiche fondamentali con le stelle, oggetti celesti che decorano il vasto cielo notturno. Esplorare tali connessioni può aprirci una finestra sulla natura della coscienza, suggerendo che questa potrebbe essere un effetto collaterale intrigante di una di queste similitudini cosmiche.

Proprio come l’Universo, i nostri cervelli potrebbero essere “programmati” per massimizzare il disordine, un concetto noto come entropia. Quest’ultimo è un termine utilizzato per descrivere la progressione di un sistema dall’ordine al disordine. Essere consapevoli di noi stessi e del mondo che ci circonda, appunto la coscienza, è un mistero che affascina scienziati e filosofi da secoli. Nonostante sia un elemento cruciale dell’essere umano, la sua origine, la sua natura e la sua funzione rimangono argomenti di intenso dibattito.

 

Cervello umano, due cose in comune con le stelle e la coscienza

Tuttavia cosa succederebbe se la coscienza, in realtà, fosse un effetto collaterale del nostro cervello che tende di arrivare allo stato di entropia? Un gruppo di ricercatori dell’Università di Toronto e dell’Università Paris Descartes hanno utilizzato la meccanica statistica per modellare le reti neuronali nel cervello di nove individui, sette dei quali affetti da epilessia. Hanno esaminato la sincronizzazione dei neuroni e analizzato la connettività neurale sia in stato di sveglia che di sonno.

In entrambi i casi, hanno osservato una tendenza: i cervelli mostravano un’entropia maggiore quando erano pienamente coscienti. Questo ha portato alla teoria che la coscienza potrebbe essere una proprietà emergente di un sistema che cerca di massimizzare lo scambio di informazioni. Ovviamente va sottolineato che per quanto riguarda questo studio ci sono dei limiti, proprio perché i soggetti sono pochi e nel momento di analisi ogni cervello ha reagito in un modo leggermente diverso. Ovviamente va sottolineato la necessità di replicare questi risultati su un campione più ampio e in diversi stati cerebrali, come l’anestesia.

Tuttavia, il mistero della coscienza è tutt’altro che risolto. La sua natura rimane elusiva, con molte teorie che cercano di spiegare come e perché emerga. Le connessioni tra il cervello, le stelle e la coscienza lasciano la porta a un vasto territorio di domande senza risposta, stimolando la curiosità umana e spingendo gli studi ad esplorare ulteriormente il legame tra l’infinitamente piccolo del cervello umano e l’infinitamente grande delle stelle. Le similitudini nei processi fisici e chimici tra questi due mondi apparentemente distanti suggeriscono che possiamo essere più strettamente legati all’universo di quanto possiamo immaginare. Esplorare il mistero della coscienza attraverso questa prospettiva offre una visione affascinante della nostra esistenza e pone domande profonde sulla natura stessa dell’universo in cui viviamo.

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