Capacità rigenerative nell’axolotl. Foto di LaDameBucolique da Pixabay

Un team di ricercatori dell’EPFL ha svelato nuovi dettagli sulle straordinarie capacità di rigenerazione degli arti dell’axolotl (Ambystoma mexicanum), una salamandra pedomorfica originaria di Città del Messico. Il piccolo assolotto, come è anche conosciuto in Italia, è purtroppo considerato una specie a rischio estremamente alto di estinzione in natura, per diversi fattori quali la pesca, l’inquinamento e la perdita del proprio habitat.

 

Lo sviluppo degli arti

Questo straordinario anfibio affascina da tempo gli scienziati con la sua straordinaria capacità di far ricrescere gli arti perduti che cercano di svelare i segreti del meccanismo che vi è alla base. Purtroppo però sino ad ora, le caratteristiche ed i dettagli riguardo la capacità rigenerativa dell’axolotl si sono rivelati piuttosto sfuggenti, generando anche diverse controversie nella comunità scientifica.

La chiave alla base della capacità rigenerativa di questo anfibio, sembra essere una struttura nota come “cresta apicale-ectodermica” (AER), che svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo degli arti nei vertebrati. Nell’embrione in via di sviluppo, l’ARE si forma dalla cosiddetta gemma degli arti e diventa il principale centro di segnalazione che organizza e garantisce che gli arti del nuovo organismo crescano correttamente. Senza questa struttura non vi sarebbe la formazione di alcun arto.

Il punto è che sino ad ora i ricercatori non sono riusciti determinare se questi straordinari animali utilizzano, o addirittura se posseggono, cellule AER. Questo aspetto è di fondamentale importanza, in quanto queste cellule sono condivise da molte specie e considerate un requisito per il successo dello sviluppo degli arti, anche nell’uomo.

 

Le straordinarie capacità dell’axolotl

Il nuovo studio condotto dai ricercatori dell’EPFL e della TU Dresden sembra invece che abbia finalmente scoperto il meccanismo alla base della ricrescita degli arti dell’axolotl, offrendo nuove conoscenze con enormi implicazioni per la medicina rigenerativa negli esseri umani.

Lo studio comparativo a livello genetico tra gli axolotl e altre specie tra cui uomo, topi e rane, ha rivelato che gli axolotl hanno cellule con caratteristiche molto simili alle cellule AER. Come spiega infatti Jixing Zhong, autore principale dell’articolo, dottore di ricerca e studente del laboratorio Aztekin, “nonostante precedenti rapporti contrastanti, il nostro lavoro mostra che queste creature contengono cellule con caratteristiche simili a quelle essenziali nello sviluppo delle braccia o delle gambe in altre specie, compresi gli esseri umani”.

 

Nuove ipotesi sulla rigenerazione degli arti

Lo studio ha inoltre evidenziato che gli arti dell’axolotl non riformano completamente le cellule AER durante la rigenerazione. Sembra piuttosto che utilizzi parti del programma AER fondamentale per lo sviluppo degli arti, come altre specie, ma che questo sia suddiviso in diversi tipi di cellule.

Questa straordinaria scoperta, oltre a mettere in discussione le ipotesi precedentemente sostenute sulla rigenerazione degli arti e sulla biologia dello sviluppo, rende inoltre possibile esplorare nuove strategie per la rigenerazione degli arti nei mammiferi e persino nell’essere umano.