
Un’epocale e rivoluzionaria attribuzione viene conferita a un dipinto conservato nell’illustre Hampton Court in Inghilterra: l’opera è stata riconosciuta come un capolavoro di Artemisia Gentileschi, l’artista italiana del XVII secolo, estendendo così il canone storico dell’arte e innalzando ulteriormente il prestigio di quella che è considerata tra le più grandi maestre antiche d’Europa. Questo eccezionale dipinto, intitolato “Susanna e i vecchioni“, è stato attribuito alla commissione della regina Henrietta Maria, consorte del re Carlo I, e apre uno squarcio luminoso sul periodo in cui l’artista visse a Londra alla fine degli anni ’30 del Seicento. L’opera raffigura la storia biblica di Susanna, sorpresa da due uomini mentre si bagna nel suo giardino.
La Royal Collection ha dichiarato: “Una scrupolosa ricerca ha consentito ai curatori di collegare l’opera di ‘Susanna e i vecchioni’ a un dipinto che è stato custodito per oltre un secolo presso il Palazzo di Hampton Court, precedentemente attribuito alla ‘Scuola francese’ e in condizioni pessime. Durante il processo di restauro, è stato scoperto sul retro della tela il marchio ‘CR’ (‘Carolus Rex’), confermando che il dipinto faceva parte della collezione di Carlo I.”
Questa straordinaria opera è stata scoperta dai curatori del Royal Collection Trust nel corso di un progetto di ricerca guidato dallo storico dell’arte Niko Munz, mirato a rintracciare opere d’arte sparse in tutta Europa dopo l’esecuzione di Carlo I nel 1649.
Niko Munz ha dichiarato: “Ciò che rende questa storia del dipinto così affascinante è che sembra essere stato commissionato dalla regina Henrietta Maria durante la ristrutturazione dei suoi appartamenti in vista di una nascita reale. ‘Susanna’ fu inizialmente collocata sopra un nuovo camino, probabilmente installato appositamente per l’opera, e decorato con l’iniziale personale di Henrietta Maria, ‘HMR’ (Henrietta Maria Regina). Era veramente il quadro della regina.”
Il dipinto fu poi restituito a Carlo II poco dopo la restaurazione della monarchia nel 1660 e successivamente trovò dimora nella Somerset House di Londra, sopra un camino. In seguito, fu trasferito a Kensington Palace e successivamente a Hampton Court Palace, la residenza di Enrico VIII, dove nel 1862 fu registrato come “in cattive condizioni“.
Sheila Barker, un’esperta di Caravaggio e direttrice esecutiva della scuola d’arte Studio Incamminati con sede a Filadelfia, ha affermato: “Questa attribuzione è inattaccabile. Niko Munz e i curatori della Royal Collection hanno condotto un’indagine completa, includendo descrizioni d’inventario, documenti di provenienza e il marchio del collezionista sul dipinto, oltre a eseguire confronti stilistici. Hanno anche condotto un’analisi dei materiali, rivelando la presenza di uno dei pigmenti preferiti di Artemisia: il giallo piombo-stagno-antimonio.”
Questa scoperta è una svolta significativa per diverse ragioni. In primo luogo, consente di stabilire che l’opera fu realizzata nel 1639 o poco dopo, fornendo una datazione precisa che è un’eccezione per le opere di Artemisia Gentileschi. In secondo luogo, essendo stata l’artista a viaggiare da sola in Inghilterra, si può affermare con sicurezza che i dipinti prodotti durante quel periodo non furono influenzati dai principali assistenti o collaboratori dello studio, fornendo così una visione più pura del suo stile.
Questa riscoperta è un segno tangibile dell’aumento di interesse per l’arte di Artemisia Gentileschi sia nel contesto istituzionale che commerciale. L’anno scorso, una mostra che esplorava il periodo napoletano dell’artista ha attribuito a lei quattro opere, alimentando un vivace dibattito sulla sua pratica artistica e le sue innovazioni.