Nuove prove risvegliano i dubbi sul cannibalismo tra ominidi. Foto di Norman Bosworth da Pixabay

Ricerche approfondite sulle abitudini degli antichi ominidi nel Kenya moderno, risalenti a quasi 1,5 milioni di anni fa, mostrano prove sconcertanti che riaccendono i dubbi sul cannibalismo tra antichi antenati dell’essere umano moderno.

 

Una tibia umana con segni di macellazione

Un team di ricercatori del Museo Nazionale di Storia Naturale della Smithsonian Institution ha infatti eseguito delle approfondite analisi su una tibia sinistra di 1,45 milioni di anni, scoperta nel nord del Kenya, dove sono presenti 9 segni di incisione davvero particolari. Questi segni sulle ossa indicherebbero infatti che il malcapitato a cui appartenevano sia stato macellato e consumato.

Briana Pobiner, autrice principale dello studio e Ph.D. e paleoantropologa, era a lavoro per cercare di stabilire le interazioni tra ominidi e predatori preistorici e sulle loro interazioni con antichi parenti umani, quando si è imbattuta nella tibia fossile nelle collezioni del Museo Nazionale di Nairobi. Inizialmente alla ricerca di segni di morsi, ha scoperto qualcosa di più su questo particolare osso. Si trattava infatti di prove evidenti di macellazione con chiare indicazioni di attività legate all’uomo.

La natura dei segni osservati sul fossile è stata confermata anche dal coautore della ricerca, Michael Pante della Colorado State University. che ha contribuito a determinare l’origine e la natura dei segni osservati sul fossile.

Attraverso un’analisi approfondita, è infatti emerso che nove degli 11 segni presenti sulla tibia, sono stati definitivamente identificati come corrispondenti alle caratteristiche del danno causato da strumenti di pietra. I restanti due segni erano invece segni di morsi, probabilmente inflitti da un grande predatore felino.

 

Non vi sono certezze su episodi di cannibalismo nella storia antica dell’uomo

Pobiner ritiene dunque che sia “molto probabile che la carne sia stata mangiata per nutrimento anziché per un rituale“. Ma, sebbene questo caso possa inizialmente suggerire il cannibalismo tra ominidi, non ci sono prove sufficienti per stabilirlo definitivamente poiché il cannibalismo coinvolge individui appartenenti alla stessa specie che agiscono sia come consumatori che come consumati.

Inizialmente classificato come Australopithecus boisei e successivamente come Homo erectus nel 1990, la specie precisa dello stinco fossile rimane incerta a causa delle informazioni limitate. Inoltre, la presenza di segni di taglio di strumenti di pietra non fornisce indizi sufficienti per determinare la specifica specie di ominidi responsabile del taglio.

L’assenza di sovrapposizione tra i segni del taglio dell’utensile di pietra e i segni dei morsi complica l’interpretazione degli eventi. Rimane incerto se la sequenza abbia coinvolto lo scavenging da parte di un grosso gatto dopo che gli ominidi hanno consumato la maggior parte della carne, o se un grosso felino preistorico abbia ucciso un ominide e che altri ominidi ne abbiano approfittato.

Non è questo il primo reperto che suscita il dubbio di cannibalismo tra antichi ominidi, Il primo fu un teschio scoperto in Sud Africa nel 1976. L’età stimata di questo reperto varia tra 1,5 e 2,6 milioni di anni.

Questo particolare cranio è stato precedentemente attribuito con segni di taglio utilizzando tecniche simili osservate nel presente studi. Per questo Pobiner ha espresso il desiderio di riesaminare il cranio scoperto in Sud Africa, così da ottenere ulteriori informazioni sulla cronologia dei fossili di ominidi segnati da tagli.