L’Ashwagandha (Withania somnifera), nota anche come ginseng indiano, ciliegia d’inverno, uva spina velenosa, Ajagandha, Kanaje Hindi, Amukkuram in Malayalam e Samm Al Ferakh, è una pianta della famiglia delle Solanaceae, la stessa a cui appartengono anche il pomodoro, la melanzana e la patata.
Ashwagandha: un adattogeno della medicina ayurvedica
Questa pianta è conosciuta e utilizzata sin dall’antichità nella medicina indiana, in particolare in quella ayurvedica, dove è utilizzata come tonico e adattogeno. L’Ashwagandha ha proprietà immunomodulatrici e antinfiammatorie. Alcuni studi clinici e ricerche effettuate sugli animali supportano l’utilizzo della pianta nel trattamento dell’ansia, dello stress, e come anticonvulsivante. Sono invece contraddittori i risultati per quanto riguarda le sue proprietà sedative e diuretiche.
L’OMS nel 2009 ha indicato l’Ashwagandha come rimedio antistress e come tonico generale per aumentare l’energia, migliorare lo stato di salute generale e come coadiuvante protettivo nella prevenzione delle malattie negli atleti e negli anziani.
In fitoterapia viene utilizzata per diverse patologie, in quanto presenta una vasta gamma di principi chimici attivi. Sono infatti circa 80 e diversi nelle diverse parti della pianta, dalle radici alle foglie. La maggior parte sono delle molecole di lattoni non steroidei detti witanolidi, a cui si attribuiscono proprietà principalmente antinfiammatorie e anticancerogene. A questi si aggiungono, anche se in minor quantità, saponine ed alcuni alcaloidi come la witanina, la witaninina, la witasomnina, assieme a tracce di nicotina e scopoletina.
La pianta di ashwagandha, che da migliaia di anni fa parte della medicina ayurvedica, è diventata recentemente molto popolare anche in occidente. Ma la scienza non ha ancora chiarito quali siano i meccanismi molecolari e fisiologici dietro le sue proprietà e quali siano effettivamente i suoi effetti sulla salute.
Ecco dunque quali sono le presunte proprietà dell’ashwagandha e cosa ne pensa la scienza
Questo arbusto appartiene nell’ayurveda ad una classe di integratori noti come adattogeni, ovvero che aiutano il corpo ad adattarsi allo stress. Viene generalmente usato per trattare l’insonnia, rafforzare il sistema immunitario e ridurre lo stress. Si ritiene inoltre che aumenti il testosterone e sia in grado di rallentare gli effetti fisici dell’invecchiamento.
Uno dei motivi per cui per ricercatori e scienziati è difficile stabilire quali siano le sue proprietà ed i suoi effetti sulla salute è che l’ashwagandha è una pianta complessa. Come abbiamo detto presenta infatti moltissimi composti attivi e quelli presenti nella radice possono essere molto diversi da quelli nelle foglie.
Inoltre, spesso in commercio si trovano solo degli integratori a base di Ashwagandha che possono contenere concentrazioni di principi attivi più elevate rispetto a quelle che si trovano nella pianta in natura, come spiega Lilian Cheung, docente di nutrizione presso la Harvard TH Chan School of Public Health.
Questoìpotrebbe significare che una singola pillola di integratore a base di ashwagandha potrebbe non avere la stessa forza o essere lo stesso tipo di ashwagandha naturale che viene tradizionalmente usata nella medicina orientale.
Tra scienza e tradizione
La maggioranza degli effetti benefici che conosciamo di questa pianta sono infatti quelli tramandati da millenni di medicina tradizionale, ma in fitoterapia, ci sono pochi studi rigorosi che ne valutano le proprietà.
Inoltre i pochi studi condotti sull’ashwagandha sono per la maggior parte condotti su un campione relativamente piccolo di esseri umani. Al momento, dal punto di vista della salute umana, sono state formulate solo delle teorie sul motivo per cui l’ashwagandha riduca lo stress. Queste ipotesi sono per lo più basate su ciò che gli esperti sanno sugli adattogeni in generale.
Ad esempio, secondo la dottoressa Melinda Ring, specialista in medicina integrativa presso la Northwestern Medicine, questa pianta potrebbe sopprimere i recettori della dopamina nel cervello, in genere sovraccaricati quando siamo stressati e che l’Ashwagandha aiuti a regolare i livelli di cortisolo. Da non sottovalutare nemmeno l’effetto placebo, dovuto alla nomina di potente antistress della pianta.
Inoltre, secondo gli esperti, è improbabile che una sola pillola di integratore permetta di ridurre lo stress, come pubblicizzato per alcuni prodotti a base di Ashwagandha, Per un risultato effiace infatti è necessaria una terapia prolungata nel tempo e controllata. Gli esperti consigliano comunque di non eccedere nel consumo e di assumerla solo per brevi periodi di tempo.
I possibili effetti collaterali dell’ashwagandha
Anche se per la maggior parte delle persone, l’ashwagandha sembra avere effetti collaterali relativamente, in alcuni casi può dare mal di stomaco, nausea o diarrea e, in rari casi, può indurre il vomito.
Nonostante gli effetti collaterali non siano eccessivamente gravi, per alcune persone l’Ashwagandha può risultare pericolosa. Ad esempio coloro che presentano problemi alla tiroide dovrebbero fare attenzione o evitarla, così come chi presenta disturbi autoimmuni, cancro alla prostata o è sensibile agli ormoni. In gravidanza potrebbe portare a problemi o interruzione della gravidanza.
Prima di pensare di assumere integratori a base di questa pianta, gli esperti consigliano di parlare con il proprio medico per stabilire se sia adatta alla nostra particolare situazione clinica e fisica o, in caso si assumano dei farmici, se vi possono essere delle interazioni. Nel caso si decidesse di assumere integratori di questa pianta, con il supporto del nostro medico, è sempre bene scegliere un prodotto che provenga da una fonte controllata e sicura, con tutte le idonee certificazioni.
Ph. Credit: Roger Culos – Opera propria