Come molte cose nella nostra vita, esiste una quantità giusta e una sbagliata. Questo vale anche per lo stress dove un pochino può portare a benefici concreti mentre troppo diventa un ostacolo importante. Un nuovo studio è riuscito a sottolineare come di fatto tale stato d’animo abbia la capacità di migliorare la memoria a breve e lungo termine.
Lo studio in sé ha preso in esame oltre 1.200 giovani adulti considerati sani. Per arrivare a tale tesi hanno usato dei semplici test sulla memoria e conducendo scansioni al cervello. A tutti sono stati sottoposte le stesse prove e tramite le scansioni sono stati viste sostanzialmente due combinazioni. Nelle persone in cui la parte del cervello legata allo stress risultava più attivata quella della memoria di lavoro era meno sollecitata portando a test con più errori. Quando tale zona risultava moderatamente attiva, il risultato era l’opposto.
Stress per aiutare la memoria a breve e lungo termine
Le parole degli autori: “Sulla base di questa ipotesi, il precondizionamento è alla base di una fase di inoculazione in cui l’organismo è sollecitato a riorganizzarsi, prepararsi e affrontare in modo comportamentale lo stress successivo in modo più efficace. I risultati evidenziati nel presente studio dimostrano i benefici cognitivi dell’esposizione a livelli di stress da basso a moderato. Speriamo che futuri studi longitudinali possano approfondire la nostra comprensione di come l’ormesi possa essere alla base dello sviluppo dell’adattamento allo stress e della potenziale resilienza tra gli individui che vivono in ambienti stressanti.”
Lo studio si basa su un concetto particolare che però è stato spesso accantonato. Si parla dell’ormesi, una relazione dose/risposta caratterizzata da un effetto bifasico. Se da un lato questo processo è stato sempre visto con diffidenza a livello fisiologico, a livello psicologico sta attirando particolare attenzione negli ultimi anni, come nel caso dello stress.