Trovati segni di Alzheimer in alcuni delfini. Foto di Sébastien PIQUET da Pixabay

Un nuovo studio, pubblicato sull’European Journal of Neuroscience, mostra la scoperta nei delfini, di alcuni marcatori del morbo di Alzheimer. Nello specifico i ricercatori li hanno identificati in tre animali spiaggiati sulle coste scozzesi: un Tursiope truncatus, un globicefalo ed un lagenorinco rostrobianco.

 

La prima volta che segni di Alzheimer vengono identificati tra gli animali

Fino ad ora diversi tipi di demenza sono stati individuate in altre specie animali al di fuori di quella umana, ma mai in assoluto erano stati diagnosticati casi di Alzheimer tra gli animali. Per questo la scoperta dei ricercatori dell’Università di Glasgow, delle università di St Andrews ed Edimburgo e del Moredun Research Institute in Scozia, potrebbe essere una vera rivelazione.

Le ricerche sono state svolte nell’ambito dell’analisi post mortem di diversi cetacei spiaggiati sulle coste scozzesi, alla ricerca di una spiegazione per la perdita di orientamento dei cetacei.

 

Una possibile spiegazione per lo spiaggiamento dei delfini

Nello specifico sono stati analizzati i resti di 22 odontoceti, ed in tre esemplari sono stati identificati tre cambiamenti cerebrali chiave associati alla malattia di Alzheimer umana. La scienza non può ancora affermare con certezza che gli animali fossero affetti dal morbo e le cause della degenerazione cerebrale dei cetacei non sono ancora state definite con totale sicurezza. Ma di certo un tale declino cognitivo potrebbe spiegare per quale motivo gruppi di delfini o altri cetacei finiscono a riva.

Segni cerebrali simili all’Alzheimer potrebbero infatti supportare la teoria del “leader malato”, ovvero un gruppo di cetacei per lo più sani rimane incagliato a riva seguendo un capogruppo confuso o che si è perso.

Tutti e tre gli animali oggetto dello studio erano anziani per la loro specie e mostravano tre tratti distintivi dell’Alzheimer negli esseri umani: livelli anormali della proteina beta-amiloide accumulati in placche che interrompono i neuroni nel cervello; presenza della proteina tau all’interno dei neuroni; ed infine un accumulo di cellule gliali, che causano l’infiammazione del cervello.

 

Non possiamo affermare con certezza che i delfini soffrano di Alzheimer

Il dottor Mark Dagleish dell’Università di Glasgow, patologo e capo ricercatore di questo progetto, ha affermato che non è stato possibile confermare se questo danno potrebbe condurre i delfini agli stessi deficit cognitivi associati all’Alzheimer nell’essere umano. Per determinare se i delfini e le balene possono effettivamente soffrire di Alzheimer, bisognerebbe eseguire delle ricerche su soggetti ancora in vita che presentano lo stesso tipo di segni degenerativi cerebrali.

Come spiega infatti lo stesso dott. Dagleish, “mentre è allettante in questa fase ipotizzare che la presenza di queste lesioni cerebrali negli odontoceti indichi che possono anche soffrire dei deficit cognitivi associati all’Alzheimer umano, sono necessarie ulteriori ricerche per capire meglio cosa sta succedendo a questi animali”.