opabinidi, cambriano
Rappresentazione artistica di Utaurora che si nutre nel mare del Cambriano. (Credito immagine: F. Anthony – via bioRxiv)

Secondo una recente scoperta sembra che uno dei più strani animali nella storia della Terra, Opabinia regalis, non fosse l’unico rappresentante della sua strana famiglia, quella degli Opabinidi.

Sino ad ora infatti questo strano animale, con cinque occhi, una bocca rivolta all’indietro e un lungo tronco con la punta ad artiglio posto là dove dovrebbe trovarsi il naso, era rimasto l’unico strambo membro della sua famiglia vissuta nel Cambriano. Nessun reperto fossile aveva mai mostrato i resti di un’altra specie che potesse appartenere alla famiglia di questo animaletto dalla faccia aliena.

 

L’Opabinia regalis non è la sola in famiglia

Ma adesso sembra che non sia così, ed un altro piccolo animaletto, identificato e descritto per la prima volta nel 2008, potrebbe essere un altro membro della stramba famiglia degli Opabinidi.

Si tratta di Utaurora comosa, un piccolo animale marino dalla coda appuntita che visse alcuni milioni di anni dopo l’O. Regalis, in quello che oggi è il Nord America. U. comosa originariamente fu classificata come appartenente alla famiglia dell’Anomalocaris, un feroce predatore con un artiglio sul muso, vissuto nei mari del Cambriano.

Ora invece, secondo un nuovo studio, sembra che U. comosa sia invece parente della strana Opabinia. I ricercatori sono giunti a questa conclusione riesaminando l’unico fossile conosciuto di U. comosa e confrontandolo con più di 50 altre specie. Questa analisi comparata ha portato i ricercatori a sostenere che U. comosa sia quasi certamente un parente dell’Opabinia e non dell‘Anomalocaris. U. comosa diventa quindi il secondo membro della famiglia degli Opabinidi e il primo trovato in più di 100 anni.

Il fossile di Utaurora comosa, trovato nella Formazione Wheeler dello Utah.(Credito immagine: S. Pates, via bioRxiv)

 

L’esplosione di biodiversità nel Cambriano

Nel Cambriano, da 541 milioni a 485 milioni di anni fa, ebbe luogo quella che conosciamo come l’esplosione del Cambriano, un’esplosione di biodiversità in cui i lontani parenti di tutti i principali gruppi di animali oggi esistenti, apparvero per la prima volta nell’acqua.

In questa epoca apparvero anche i radiodonti, ordine a cui appartengono sia gli Opabinidi che gli Anomalocarididi. Questi assassini carnivori erano provvisti di bocche a forma di sega circolare sulla parte inferiore delle loro teste e molti di loro, come gli Anomalocaris, erano anche provvisti di appendici aguzze simili ad artigli sulla parte anteriore della testa.

Ma l’unico fossile conosciuto di U. comosa, portato alla luce nella formazione Cambrian Wheeler nello Utah, non presentava nessuna di queste appendici sulla testa. Nonostante ciò e nonostante il suo corpo presentasse 14 o 15 solchi, che sembrano dividerlo in segmenti, ciascuno con un lembo appuntito, proprio come l’Opabinia, U. comosa fu all’epoca classificato come Anomalocaridide.

 

La nuova classificazione pone U. comosa nella famiglia degli Opabinidi

Ora grazie allo studio del paleontologo Stephen Pates, laureato ad Harvard e autore principale della ricerca, è stato riesaminato il fossile di U. comosa e ben 125 tratti di questo animale sono stati comparati con quelli di più di 50 gruppi di artropodi sia viventi che ed estinti.

L’analisi del team mostrato dunque che quasi nessuno dei tratti presi in esame di U. comosa rientra tra le caratteristiche della famiglia degli Anomalocarididi e che questa creatura fossile era piuttosto quasi certamente imparentata con O. regalis.

La famiglia degli Opabinidi dunque, conta un altro membro e, come ha affermato Pates, con le loro bocche rivolte all’indietro e i corpi solcati che sembrano quasi segmentati, Opabinia e U. comosa sembrano essere chiari predecessori degli artropodi moderni, molti dei quali possiedono gli stessi tratti.