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Avvelenamento da mercurio in antiche ossa a causa di un pigmento rosso. Foto di LoggaWiggler da Pixabay

Secondo un nuovo studio, i resti umani rinvenuti in Spagna e Portogallo, risalenti a circa 5000 anni fa, contengono le prime prove di avvelenamento da mercurio. Gli alti livelli di mercurio rilevati nelle antiche ossa umane, sono probabilmente dovuti all’esposizione al cinabro, un minerale usato per produrre un pigmento rosso brillante.

 

L’avvelenamento da mercurio nell’uomo

Come ormai sappiamo l’esposizione a questo metallo pesante può avere effetti tossici sul corpo, a volte anche gravi, in genere a carico del sistema nervoso, dell’apparato digestivo e del sistema immunitario. Proprio per questo motivo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) considera il mercurio tra le prime 10 sostanze chimiche di “grande preoccupazione per la salute”.

Al giorno d’oggi la maggiore fonte per l’esposizione al mercurio sono alcuni tipi di pesci o crostacei, anche se secondo l’OMS i livelli sono spesso molto bassi. Ma nel passato della storia umana non è sempre stato così, e la nostra specie si è spesso trovata inconsapevolmente in contatto con questo metallo.

 

L’analisi di alcuni antichi resti ha rivelato livelli altissimi di questo metallo

Per cercare di delineare la storia dei nostri incontri e scontri con il mercurio, i ricercatori hanno analizzato i resti umani provenienti da 23 diversi siti archeologici, tra cui pozzi e grotte, in Spagna e Portogallo. Le ossa appartenevano a 370 individui vissuti in vari periodi di tempo in un arco di 5000 anni.

Analizzando i reperti i ricercatori hanno scoperto che in alcune ossa, principalmente l’omero vi erano livelli insolitamente elevati di mercurio. Il livello era così alto da far escludere ai ricercatori che possa essere stato causato dalla dieta o dalla decomposizione dopo la morte. In alcuni resti vi erano infatti fino a 400 parti per milione di mercurio, un valore molto più alto del valore che l’OMS ritiene normale, ovvero 1 o 2 ppm.

I ricercatori affermano che i livelli così insolitamente alti di mercurio potrebbero essere stati causati dall’esposizione al cinabro, un minerale tossico di solfuro di mercurio che, una volta macinato in una polvere fine, ha un colore rosso brillante. Proprio per questa sua caratteristica, il cinabro veniva usato per produrre pigmenti per vernici.

 

Il cinabro è la causa dell’avvelenamento da mercurio in queste antiche popolazioni

Ad Almadén, in Spagna, si trova una delle più grandi miniere di cinabro al mondo e, secondo i ricercatori, i nostri antenati iniziarono a sfruttare il cinabro di Almadén nel periodo neolitico, circa 7.000 anni fa.

I livelli più alti di mercurio sono stati rinvenuti nei resti risalenti al periodo dal 2900 a. C. circa al 2300 a. C. Si tratta dunque del periodo dal tardo Neolitico alla media età del rame, una transizione tra il Neolitico e l’Età del Bronzo. In questo periodo il cinabro era considerato una sostanza altamente simbolica, probabilmente sacra, “che era ricercata, scambiata e ampiamente utilizzata in una varietà di rituali e pratiche sociali”, come spiegano i ricercatori nello studio.

In particolare il cinabro è stato trovato nelle tombe risalenti a questo periodo, scoperte nel sud del Portogallo e in Andalusia. Nelle tombe la polvere di cinabro veniva usata per dipingere le camere, decorare le statuette e persino spargerla sui morti. È dunque possibile che gli esseri umani abbiano accidentalmente inalato o consumato grandi quantità di cinabro. È possibile anche che lo abbiano fatto deliberatamente, magari per motivi legati a rituali e pratiche religiose.

Ma dopo questo grande utilizzo del cinabro, il suo utilizzo è diminuito in modo significativo alla fine dell’età del rame e all’inizio dell’età del bronzo, dunque attorno al 2200 a. C.