Robinson Crusoé
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Non vi sono grandi navi, come quelle descritte nelle storie di pirati e corsari, ma un ammasso di piccole barche da pesca che ondeggiavano lentamente con le onde. Ma, anche così, questa è l’atmosfera di uno dei grandi classici della letteratura universale che viene in mente quando vi si arriva. Situata a 673 chilometri al largo della costa cilena, l’isola di Robinson Crusoe è uno di quei luoghi che uniscono realtà e finzione.

Proprio lì, nel 1704, infatti, dopo aver litigato con il suo capitano, al marinaio scozzese Alexander Selkirk fu impedito di imbarcarsi e venne abbandonato, costretto a rimanere da solo sull’isola deserta per quattro anni. Nel 1709 fu salvato e restituito al mondo civilizzato.

Da quel momento la sua saga iniziò a farsi conoscere: giunse alle orecchie di Daniel Defoe, all’epoca già famoso scrittore, ispirandolo a lanciare, nel 1719, le incredibili storie di Robinson Crusoé, un immaginario marinaio che, dopo un naufragio, vive 28 anni su un’isola selvaggia nella regione dei Caraibi.

 

Riserva della biosfera

Circa tre secoli dopo, le storie del grande avventuriero della narrativa continuano a popolare l’immaginario dei viaggiatori di tutto il mondo e ad attirare migliaia di turisti in quest’isola paradisiaca, oggi considerata Riserva Mondiale della Biosfera dall’Unesco, titolo ricevuto nel 1977. Con poco più di 100 km2 di superficie, appartiene all’arcipelago Juan Fernández, formato da tre isole scoperte nel 1574 da questo navigatore, che la chiamò con il proprio nome. La più grande di esse si chiamava allora Más a Tierra, in riferimento al fatto che era più vicino al continente. L’altra era Ilha de Santa Clara, e la terza, più distante e più piccola, si chiamava Más a Fuera, in riferimento al fatto che si trovava più lontana dalla terraferma. Ma Tierra iniziò ad essere popolata solo nel 1877, con famiglie portate dall’Europa e dal Cile, che formarono il villaggio di San Juan Bautista, oggi con circa 700 abitanti.

Fu solo nel 1966, più di due secoli dopo l’uscita del libro di Daniel Defoe, che Blanca Lus Brum, una poetessa che viveva sull’isola, suggerì al governo cileno di cambiare il nome del luogo. Con l’obiettivo di attirare più turisti e far conoscere meglio le sue storie, fu ribattezzata Robinson Crusoe Island. Santa Clara rimase con lo stesso nome e l’isolotto accanto fu ribattezzato Ilha Alejandro Selkirk, anche se non vi aveva mai messo piede.

 

Sulle tracce di Selkirk, rifugio della biodiversità

Oggi la tranquillità del villaggio non ha niente a che vedere con i rumorosi passi storici di cui sono testimoni le sue montagne. I cannoni indicano ancora il mare, ma in silenzio. Il luogo incanta per le sue colorate case in legno, tanti fiori e, di conseguenza, un gran numero di colibrì. Le donne aspettano i loro mariti al porto, nel continuo andirivieni di barche.

Come Crusoe e Selkirk, i suoi abitanti traggono il loro sostentamento e le loro storie dal mare. Prendendo una barca, in pochi minuti si raggiunge Baía dos Ingleses, un luogo di bellezza che sembra possibile solo nella letteratura.

Sullo sfondo, le montagne aguzze mostrano che quel pezzo di terra è un’isola vulcanica, segno che anche lì la natura era in rivolta. Si vedono bene i terreni aridi e le grandi aree verdi, che costituiscono uno scenario molto apprezzato dai moderni avventurieri, persone che si recano sull’isola per il trekking e le passeggiate a cavallo, su decine di sentieri che attraversano un’area diventata parco nazionale in 1935.

L’isola riserva anche grandi sorprese in fondo al mare. Vi abita infatti una grande concentrazione di otarie da pelliccia mentre, in pochi minuti, solo immergendosi è possibile essere circondati da miriadi di pesci di ogni tipo. Insomma, un buon modo per sentirsi intrusi in un luogo dove ora regna la natura.