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Il trionfo di Nomadland era previsto, dopo una serie di vittorie collezionate durante una stagione di premi cinematografici non semplice. Ed è avvenuto, tutto, senza grossi colpi di scena, durante la 93° cerimonia degli Oscar. Il galà si è tenuto per la maggior parte a Los Angeles, con alcuni abbandoni satellitari in giro per il mondo per agganciare alcuni nominati, mentre la pandemia di Covid-19, che da un anno scuote il mondo del cinema e non solo, ha costretto i produttori ad adattarsi a nuove esigenze.

Nomadland, dicevamo, è stato incoronato miglior film, mentre Chloé Zhao ha ricevuto la statuetta per miglior regista – assegnato a una donna per la seconda volta, unica, nella storia – e la sua interprete principale, Frances McDormand, si è aggiudicata quella per la migliore attrice, per la terza volta della sua carriera (dopo Fargo, nel 1997, e 3 Billboards, nel 2018). Si unisce, dunque, al club di Meryl Streep, Ingrid Bergman e Katharine Hepburn.

Delusione per l’Italia, visto che nè Laura Pausini è riuscita ad accaparrarsi la statuetta né Pinocchio per il miglior trucco è stato premiato. Ma per la cantante italiana è stato comunque un momento vincente, rappresentando il suo Paese seduta ad una tavoli sotto il palcoscenico e scalpitando di gioia coinvolgente.

 

La promessa di diversità è stata mantenuta

In una strana cerimonia, organizzata nella stazione principale di Los Angeles, Union Station, e popolata da film che pochissime persone hanno avuto modo di vedere nelle sale – l’obbligo di uscita a Los Angeles per competere alla cerimonia era stato eccezionalmente sospeso a causa della pandemia – Frances McDormand ha esortato gli spettatori ad alzarsi dal divano il prima possibile: “Guardate il nostro film sul grande schermo prima possibile. E un giorno, molto, molto presto, portate tutti in un cinema, fianco a fianco in questo luogo oscuro, a vedere tutti i film qui rappresentati stasera“.

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Alla fine, nella competizione tra le piattaforme di streaming e il grande schermo, Netflix, che aveva accumulato 36 nomination, un record, può accontentarsi di sette statuette, altro record per un sito di video on demand. Il gigante californiano ha vinto gli Oscar tecnici (trucco/acconciatura e costumi per Ma Rainey’s Black Bottom e scenografia e fotografia per Mank), il premio documentario (The Wisdom of the Octopus) e, infine, quello dei migliori cortometraggi (animazione e tradizionali). È in anticipo rispetto a tutti gli studi tradizionali, ma va detto che questi ultimi hanno spesso optato per un ritardo nell’uscita dei loro film in attesa di tempi migliori.

Dopo anni di polemiche sulla mancanza di apertura dell’Accademia degli Oscar alle donne e alle minoranze, la promessa di diversità e co-educazione è stata mantenuta, ed ha visto le donne finalmente premiate (Chloé Zhao, quindi, ma anche la britannica Emerald Fennell per la sceneggiatura originale di Promising Young Woman) e una sfilata di star della Black Hollywood sul palco per presentare i premi (Regina King, Angela Bassett, Halle Berry, Zendaya e molte altre).

Nonostante le delusioni nelle categorie di punta, i numerosi film dedicati alla storia della comunità afroamericana non sono stati ignorati, in particolare Judas and the Black Messiah (miglior attore non protagonista per Daniel Kaluuya, miglior canzone), sulla vita e l’assassinio del leader delle Pantere nere ucciso dall’FBI a Chicago. Anche l’attore-regista-produttore Tyler Perry ha ricevuto un premio onorario per il suo lavoro umanitario.

A pochi giorni dal verdetto del processo per l’omicidio dell’afroamericano George Floyd da parte di un poliziotto bianco a Minneapolis, e dopo un anno di proteste contro il razzismo negli Stati Uniti, i premi sono stati l’occasione per tornare su un argomento che sta lacerando l’America.

 

Alcuni protagonisti

L’attrice e regista Regina King, a cui è stato affidato il difficile compito di aprire la cerimonia, ha sintetizzato il paradosso: “Se le cose fossero andate diversamente la scorsa settimana a Minneapolis, avrei potuto scambiare i miei tacchi con le scarpe per protestare. So che molti di voi stanno cercando in giro per casa il telecomando [per cambiare canale] mentre è come se Hollywood stesse facendo una predica. Ma come madre di un figlio nero, conosco la paura con cui convivono tante persone e che la fama e il denaro non cambiano. Ma stasera siamo qui per festeggiare“.

Una cerimonia quasi senza umorismo e spensieratezza – ad eccezione di un improvvisato “twerk” dell’attrice Glenn Close – si è conclusa a coda di pesce – con il premio per il miglior attore anziché per il miglior film, come di consueto, e per di più assegnato ad un assente Anthony Hopkins, mentre ci si aspettava una commemorazione emozionante di Chadwick Boseman, scomparso nel 2020, e presente nella categoria.

L’emozione, inaspettata, è quindi arrivata molto prima, durante il commovente discorso del regista Thomas Vinterberg (miglior film straniero per Drunk) che ha voluto ricordare la figlia scomparsa in un incidente d’auto all’inizio delle sue riprese: “Abbiamo finito per fare questo film per lei, come suo monumento. Allora, Ida, è appena successo un miracolo. E tu fai parte di questo miracolo. Forse hai tirato i fili da qualche parte. Non lo so. Ma questo è per te“.

 

L’elenco completo dei vincitori

Miglior Film: Nomadland

Migliore Regia: Chloé Zhao – Nomadland

Migliore Attrice: Frances McDormand – Nomadland

Miglior Attore: Anthony Hopkins – The Father

Migliore Attrice non protagonista: Youn Yuh-jung – Minari

Migliore Attore non protagonista: Daniel Kaluuya – Judas and the Black Messiah

Miglior Sceneggiatura originale: Emerald Fennell – Promising Young Woman

Migliore Sceneggiatura (adattamento): Christopher Hampton e Florian Zeller – The Father

Migliori Musiche originali: Trent Reznor, Atticus Ross e Jon Batiste – Soul

Migliore Canzone originale: Fight for YouJudas and the Black Messiah; musica di HER e Dernst Emile II; testi di HER e Tiara Thomas

Migliore Film in lingua straniera: Drunk (Thomas Vinterberg)

Migliore Film d’animazione: Soul

Miglior Documentario: La saggezza del polpo

Miglior Trucco e acconciatura: Sergio Lopez-Rivera, Mia Neal e Jamika Wilson – Ma Rainey’s Black Bottom

Migliori Costumi: Ann Roth – Ma Rainey’s Black Bottom

Migliore scenografia: Donald Graham Burt, Jan Pascale – Mank

Migliore Fotografia: Erik Messerschmidt – Mank

Miglior Montaggio: Mikkel EG Nielsen – Sound of Metal 

Miglior Suono: Nicolas Becker, Jaime Baksht, Michelle Couttolenc, Carlos Cortés e Phillip Bladh – Sound of Metal 

Migliori Effetti speciali: Andrew Jackson, David Lee, Andrew Lockley e Scott Fisher – Tenet

Miglior Cortometraggio: Two Distant Strangers – Travon Free e Martin Desmond Roe

Migliore Cortometraggio animato: If Anything Happens I Love You – Will McCormack e Michael Govier

Miglior Cortometraggio documentario: Colette – Anthony Giacchino e Alice Doyard.