Uno studioso sembrerebbe aver trovato la prima copia dei Dieci Comandamenti. Un testo che è stato come prima cosa ritenuto un falso, ma a quanto pare non è cosi. Ciò ha espresso molti dubbi e molti esperti sono risultati scettici. Shapira, che non era uno studioso di lingua ebraica, riuscì a fatica a ricopiare i testi e comparandoli con diversi testi biblici arrivò alla conclusione di essere in possesso di un’antica copia del libro del Deuteronomio. Il testo differiva leggermente da quello conosciuto, con però una differenza sostanziale: ai Dieci Comandamenti c’era l’aggiunta di un undicesimo.
Il Libro del Deuteronomio descrive alcuni degli eventi della prima storia di Israele e parla di diverse leggi tramandate da Dio, inclusi i Dieci Comandamenti. Molti studiosi ritengono che sia stato scritto circa 2.700 anni fa; questo testo risale a prima. Scritto in paleoebraico su 16 frammenti di cuoio.
Scoperta una possibile prima copia dei Dieci Comandamenti
Dopo la morte di Shapira, la moglie vende il manoscritto a un libraio di nome Bernard Quaritch, e la sua ubicazione è andata persa dal 1900 circa. Tuttavia oggi sopravvive un certo numero di copie manoscritte del testo. Idan Dershowitz, presidente della Bibbia ebraica ha dimostrato il motivo per cui il testo non è solo autentico, ma è un predecessore del libro del Deuteronomio.
Il testo, che Dershowitz chiama “La Maledizione di Mosè”, racconta una storia in cui Dio comanda a Mosè di conquistare le terre di un re di nome Sihon. Mosè e gli israeliti attaccano Sihon in un luogo chiamato Jahaz, uccidono tutti e catturano tutte le città del re. È un racconto breve e diretto. Nonostante sia più breve del Libro del Deuteronomio, il testo include i Dieci Comandamenti. Entrambi i testi parlano anche della conquista delle terre di Sihon, ma il Libro del Deuteronomio include una descrizione più lunga della storia.
Con la sua narrativa più breve il testo è stato scritto prima della collocazione del Deuteronomio. Dershowitz fa numerosi ipotesi a sostegno della sua tesi secondo cui il testo è autentico. Per prima cosa, ha detto che gli appunti di Shapira mostrano che il mercante di antiquariato stava lottando per capire il testo. Per lo meno questo dovrebbe provare che Shapira non ha falsificato il documento da solo.
Imitazione o autenticità?
In secondo luogo sostiene che la storia di come il testo fu scoperto è notevolmente simile a quella dei Rotoli del Mar Morto negli anni ’40. Secondo la testimonianza di Shapira, fu nell’estate del 1878 che sentì parlare per la prima volta di alcuni antichi frammenti di manoscritti in pelle che erano stati scoperti dai beduini in una grotta vicino al Mar Morto. Shapira ha affermato di averli acquistati dai beduini per una modica cifra.
Questa somiglianza esiste nonostante il fatto che i Rotoli del Mar Morto non siano stati trovati fino a decenni dopo la morte di Shapira. Dershowitz afferma che un falsario del XIX secolo probabilmente non sarebbe a conoscenza di alcune delle parole paleo-ebraiche usate nel testo. Nota anche che i beduini, da cui Shapira sosteneva di acquistare il testo, avrebbero avuto poche ragioni per creare un elaborato falso dato che erano stati pagati solo una piccola somma di denaro.
Un problema rilevato dagli studiosi è che il testo è andato perduto per più di un secolo, rendendo impossibile effettuarvi test scientifici. Inoltre Shapira aveva una comprovata esperienza nella vendita di falsi. La scrittura sul testo contiene una serie di caratteristiche insolite che suggeriscono che un falsario del XIX secolo le abbia create, come le lettere scritte in posizioni in cui uno scrittore antico normalmente non avrebbe scritto.
Sulla base dei pochi disegni che realizzati all’epoca, i frammenti sembrano essere falsi mal eseguiti, il che non sarebbe sorprendente, poiché Shapira era già coinvolto in una vicenda di falsificazione alcuni anni prima. D’altra parte, è possibile che le copie siano state eseguite male. Da qui il dilemma. Quindi, direi che è tecnicamente possibile che i frammenti erano, infatti, autentici.
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