Collisione

Secondo gli scienziati, vi è la possibilità che l’asteroide Apophis si scontri con la Terra. Intervenendo in una conferenza della American Astronomical Society David Tholen, astronomo della University of Hawaii, ha spiegato che, secondo i dati forniti dal telescopio Subaru, Apophis ha mostrato di subire l’effetto Yarkovsky. Si tratta di un’accelerazione che metterebbe potenzialmente il corpo celeste in rotta di collisione con il nostro pianeta; diversi studi prevedono che lo scontro avverrà nel 2068.

 

Incertezza sulle conseguenze della collisione

Gli astronomi del Kitt Peak National Observatory, situato negli Stati Uniti, furono i primi ad avvistare Apophis nel 2004. All’epoca gli scienziati predissero che c’era una probabilità del 2,7% che l’asteroide si scontrasse con la Terra nel 2036, previsione che in seguito gli astronomi smentirono. Quest’anno sono pervenuti i nuovi dati.

Gli astronomi potranno dire con certezza se l’umanità sia o meno destinata a incontrare l’enorme asteroide venerdì 13 aprile 2029, quando Apophis sfreccerà sul nostro pianeta a distanza molto ravvicinata. Secondo David Tholen, in tale data l’asteroide sarà visibile ad occhio nudo e si avvicinerà alla Terra più di alcuni satelliti.

Dopo questo appuntamento, gli astronomi saranno in grado di prevedere la distanza alla quale l’asteroide si avvicinerà a noi nel 2068. Lo stesso Tholen afferma che solo in un secondo momento sapremo che ciò sarà avvenuto esattamente nel punto in cui l’asteroide si trovava mentre sfiorava la Terra, e questo ci renderà molto più facile prevedere gli scenari d’impatto. L’astronomo aggiunge che, se il corpo celeste passerà alla giusta distanza dalla Terra, l’attrazione gravitazionale della Terra stessa cambierà la sua orbita quanto basta per farlo tornare indietro e colpire il nostro pianeta nel 2068.

In precedenza, la NASA aveva affermato che, anche se l’asteroide sopravvivesse al viaggio attraverso l’atmosfera terrestre e rimanesse intatto nello schianto sulla superficie del pianeta, causerebbe notevoli danni localizzati su di essa. Tuttavia, l’agenzia spaziale ha sottolineato che i danni non sarebbero sufficienti a provocare una catastrofe naturale.

Foto di ParallelVision da Pixabay