Il villaggio giapponese di Nagoro, noto anche come Kakashi no Sato (Villaggio degli Spaventapasseri), è un posto unico in tutto il pianeta. Qui, i morti sono sostituiti da bambole realistiche, sparse in tutto il villaggio, facendo di Nagoro un’attrazione turistica nell’intero Paese.
Il villaggio ha raggiunto un punto in cui ci sono già più bambole che persone. Per ogni abitante di Nagoro, ci sono dieci spaventapasseri. L’aspetto più interessante è che ci sono più di 400 di questi spaventapasseri sparsi per il villaggio e, sebbene possa sembrare un’usanza davvero molto strana per molti, sono celebrati dai locali per perpetuare il ricordo dei loro cari defunti.
Mastro spaventapasseri
Tutti gli spaventapasseri sono prodotti a mano da una sola persona. Stanca di vedere morire e diminuire la popolazione di Nagoro, Ayano Tsukimi ha avuto la singolare idea di cucire le bambole per dare un po’ di vita al villaggio dove è cresciuto. All’epoca in cui la donna giapponese iniziò a realizzarle, c’erano solo 30 persone a Nagoro.
Le bambole sono realizzate con cannucce, stoffa, giornali e vecchi vestiti. Man mano che si rovinano negli anni, Tsukimi crea nuove figure per sostituirle.
È interessante notare che le bambole sono state aggiunte ai censimenti del villaggio, con descrizioni dettagliate di ciascuna. Oltre a creare bambole per i residenti deceduti, Tsukimi ha anche creato alcuni spaventapasseri di celebrità, come Donald Trump.
Grazie a Google Maps, è possibile fare un tour virtuale della strada principale del villaggio e incontrare alcune delle bambole che ci sono.
Quando la scuola elementare del villaggio ha chiuso nel 2012, Tsukimi ha deciso di riempirlo con alcuni spaventapasseri di bambini, insegnanti e personale scolastico. In una classe ci sono solo due bambole sedute su una cattedra. Rappresentano gli ultimi due studenti che sono andati a scuola prima della chiusura. “Questi due piccoli spaventapasseri sono stati fatti dagli stessi bambini durante l’ora di economia domestica“, ha detto Ayano. “E poi hanno messo i vestiti che indossavano sulle bambole prima di lasciare la scuola“.