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È già noto che la miscela dei nostri batteri intestinali può avere un impatto diretto sulla nostra salute. Ora, un nuovo studio indica un legame simile tra il nostro benessere e il microbioma nel naso. L’ispirazione per questo nuovo studio è venuta dal genitore di uno dei ricercatori, di frequente afflitto da mal di testa e rinosinusite cronica.

Mia madre ha provato molti trattamenti, ma nessuno ha funzionato. Ho pensato che fosse un peccato non essere in grado di consigliarti alcuni batteri o probiotici per il tuo naso. Nessuno lo ha mai studiato“, afferma la microbiologa Sarah Lebeer, dell’Università di Anversa, in Belgio.

Quindi, lo scienziato e il resto del team hanno analizzato i batteri nel naso di 100 volontari sani e 225 persone con rinosinusite cronica, caratterizzando un totale di 30 diverse famiglie di batteri. E ce n’era uno che risaltava: i lattobacilli. Questi batteri erano più abbondanti nel gruppo di partecipanti sani (fino a 10 volte più abbondanti in alcuni casi).

Un ceppo specifico di Lacticaseibacillus sembra essersi adattato alla vita nasale, avendo sviluppato geni unici per gestire gli alti livelli di ossigeno in questa cavità, usando tubi sottili chiamati fimbriae per aiutarsi ad aggrapparsi alle superfici.

 

L’esperimento

Quindi, il team ha creato un esperimento in cui un ceppo di lattobacillo è stato spruzzato nel naso di 20 volontari sani, due volte al giorno per due settimane. Mentre la cavità nasale normalmente filtra i corpi estranei, qui i batteri sono stati in grado di colonizzare l’ambiente.

I potenziali effetti sulla salute di questo intervento non sono stati misurati scientificamente, anche se alcuni partecipanti hanno riferito di essere in grado di respirare più facilmente. Tuttavia, lo studio mostra prove sufficienti che il microbioma nel naso possa influire sulla nostra salute, così come i microbiomi nello stomaco e in altre parti del corpo.

Riteniamo che alcuni pazienti trarrebbero beneficio dal rimodellamento del loro microbioma e dall’introduzione di batteri benefici nel naso per ridurre determinati sintomi. Ma abbiamo ancora molta strada da fare con altri studi clinici“, afferma Lebeer, il cui studio è stato pubblicato a maggio sulla rivista scientifica Cell Reports.